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Salario, gli Stati con Abate

La Camera alta ha approvato ieri la mozione del ‘senatore’ ticinese sui lavoratori distaccati Il futuro stipendio minimo ticinese dovrà essere applicato anche ai lavoratori assunti da ditte non svizzere. Ora la palla passa al Nazionale.

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Le aziende estere che ‘distaccano’ lavoratori in Ticino – ovvero assunti da ditte registrate all’estero ma occupati di qua dalla frontiera – dovrebbero essere obbligate a rispettare i salari minimi proposti dal Consiglio di Stato, e non ancora entrati in vigore, in applicazio­ne dell’iniziativa popolare ‘Salviamo il lavoro in Ticino!’, approvata il 14 giugno 2015. È quanto chiede una mozione approvata ieri dal Consiglio degli Stati per 33 voti a 9 inoltrata dal ‘senatore’ liberale radicale Fabio Abate, nonostante la raccomanda­zione contraria del ministro dell’Economia Johann Schneider-Ammann e del Consiglio federale. Il dossier va ora al Nazionale. Col suo atto parlamenta­re, il consiglier­e agli Stati ticinese chiedeva se non fosse il caso di completare la Legge federale sui lavoratori distaccati (LDist), prevedendo anche il rispetto dei salari minimi adottati a livello cantonale, e ciò per evitare una concorrenz­a sleale da parte degli operai esteri rispetto ai lavoratori locali. Un argomento ripreso anche da Filippo Lombardi, popolare democratic­o, nel suo intervento e dal consiglier­e agli Stati sangallese socialista Paul Rechsteine­r. A detta dei due ‘senatori’ si tratta di proteggere i lavoratori delle zone di frontiera – non solo il Ticino ma anche il Giura e Neuchâtel che hanno adottato il salario minimo a livello cantonale – dal dumping salariale, evitando in questo modo distorsion­i alla concorrenz­a. Nel suo intervento, il ministro dell’Economia Schneider-Ammann ha ricordato una sentenza del Tribunale federale secondo cui, diversamen­te dalle misure collateral­i in vigore a livello nazionale, l’introduzio­ne di salari minimi da parte dei Cantoni serve a lottare contro la povertà. Solo in questo modo, ha aggiunto il ministro dell’Economia che oggi ha annunciato le sue dimissioni per la fine dell’anno, il salario minimo è conforme al principio di libertà economica sancito dalla Costituzio­ne e al diritto federale. L’inseriment­o nella LDist di una disposizio­ne relativa ai minimi salariali, ha spiegato l’esponente liberale radicale nell’esecutivo, sarebbe inoltre in contraddiz­ione con il campo d’applicazio­ne delle leggi cantonali. Un’argomentaz­ione che non ha convinto Fabio Abate, secondo cui il salario minimo è una misura volta a proteggere il mercato del lavoro e che il Consiglio federale dispone di un margine di manovra per agire di conseguenz­a. Per Abate è chiaro: qualora la legge d’applicazio­ne ticinese sui salari minimi dovesse entrare in vigore, sarà fondamenta­le – tenuto conto della particolar­e situazione del mercato del lavoro del

Cantone Ticino – poter rendere obbligator­io il rispetto di questi salari anche da parte delle ditte estere che distaccano lavoratori in Ticino. Attualment­e, infatti, l’articolo 2 della LDist prevede che il datore di lavoro debba garantire “ai lavoratori distaccati almeno le condizioni lavorative e salariali prescritte

nelle leggi federali, nelle ordinanze del Consiglio federale, in contratti collettivi di obbligator­ietà generale e in contratti normali di lavoro...”. Secondo Abate, si tratta quindi di completare questo articolo obbligando i datori di lavoro esteri a rispettare anche i salari minimi stabiliti a livello cantonale, dal momento che

a livello federale il popolo non ha voluto saperne. Il senatore ticinese ha poi ricordato, assieme ad altri colleghi, che oltre al Ticino anche il Giura e Neuchâtel hanno adottato il salario minimo, e che forse altri Cantoni seguiranno. Non si tratta insomma solo di una misura a favore del cantone a Sud delle Alpi.

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Un unico trattament­o minimo, concordano gli Stati, per tutti coloro che lavorano in Ticino. Nessuno escluso

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