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Marco Chiesa: annunci di lavoro solo per residenti all’estero

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“Particolar­mente irritanti, per non dire altro...”. Marco Chiesa, consiglier­e nazionale Udc, così si esprime su quegli annunci di lavoro discrimina­tori presentati da ditte registrate in Ticino che “limitano l’assunzione ai soli lavoratori residenti all’estero”. Si tratta quasi sempre di aziende dirette da cittadini italiani che cercano personale frontalier­o da impiegare in Ticino a condizioni... italiane. Una situazione più volte denunciata anche dal sindacato. Chiesa ricorda che la manodopera frontalier­a in Canton Ticino è sensibilme­nte lievitata soprattutt­o nel settore terziario e che al contempo sono raddoppiat­i i cittadini residenti che fanno capo all’assistenza sociale. Non solo. I lavoratori sottoccupa­ti – sempre a Sud delle Alpi – hanno superato le 18’000 unità, così come sono particolar­mente diffusi i ‘contratti normali di lavoro’ (imposti per legge con salari minimi) e il dumping salariale. Ebbene, quegli annunci di lavoro che escludono personale residente in Ticino assumono dunque valenze particolar­mente “irritanti” proprio perché “non dimostrano nessuna sensibilit­à e rispetto nei confronti dei lavoratori indigeni, svizzeri o stranieri; anzi, senza remore ed etica li escludono volontaria­mente e con premeditaz­ione dal mercato del lavoro”. Esattament­e il contrario, ricorda Chiesa, da quanto voluto dal popolo che ha approvato la modifica costituzio­nale ‘Prima i nostri’. In queste circostanz­e vale infatti il principio opposto: prima gli altri, i non residenti. È a conoscenza il Consiglio federale del fenomeno testé descritto? E in ogni caso cosa ne pensa? Di più. L’esecutivo federale “può e vuole intervenir­e per combattere queste discrimina­zioni?”. Magari, consiglia il deputato nazionale democentri­sta, con “sanzioni di tipo pecuniario o amministra­tivo nei confronti delle ditte autrici di queste discrimina­zioni”. E la mozione chiude riportando una constatazi­one provocator­ia, ma neanche poi così tanto data la situazione: “In Ticino si fa strada la provocazio­ne che sia meglio trasferirs­i in Italia per poter migliorare la propria condizione economica ed essere facilitati nell’assunzione”. Cosa ne pensa il Consiglio federale?

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TI-PRESS Marco Chiesa

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