Pensioni, c’è un secondo parere
Previdenza ministri: sotto la lente della sottocommissione una perizia del giurista del Gran Consiglio Veronelli in linea con Grisel: i 22mila franchi e rotti di rendita ponte sarebbero privi di base legale
Sotto la lente della ‘Finanze’ non c’è solo la perizia del costituzionalista Etienne Grisel, commissionata da Matteo Pronzini (Movimento per il socialismo) e trasmessale dallo stesso deputato domenica pomeriggio dopo essere uscita di buon mattino sul ‘Caffè’. Sul tavolo della sottocommissione parlamentare della Gestione c’è infatti un altro parere giuridico sull’annoso dossier riguardante il trattamento previdenziale dei consiglieri di Stato. Un parere chiesto a suo tempo dalla sottocommissione Finanze al consulente giuridico del Gran Consiglio Tiziano Veronelli. «Questo per dire che non siamo rimasti con le mani in mano», dichiara alla ‘Regione’ il popolare democratico Fabio Bacchetta-Cattori, coordinatore della ‘Finanze’, che ieri ha sentito per circa mezz’ora Pronzini su aspetti controversi, da lui sollevati, del vigente modello pensionistico per i membri del governo. Aspetti, sottolinea Bacchetta-Cattori, «di cui il parlamento è al corrente da anni, da quando è stato proposto un differente sistema previdenziale, e che Pronzini rilancia a modo suo a sei mesi dalle elezioni cantonali...». Del nuovo modello pensionistico si sta occupando una sottocommissione ad hoc della Gestione. «È però chiaro – riprende il parlamentare del Ppd – che un modello alternativo a quello odierno va attuato d’intesa con il governo. È la ‘conditio sine qua non’. Il problema è che fino ad oggi non si è riusciti a trovare un denominatore comune». Al giurista del Gran Consiglio la ‘Finan--
ze’, nell’esercizio dell’alta vigilanza, si è rivolta «prima della pausa estiva, ponendogli una serie di quesiti», ricorda Bacchetta-Cattori. Altro non aggiunge. Da nostre informazioni, questa perizia non si discosta di molto da quella di Grisel. Quindi, anche per Veronelli, la rendita ponte di circa 22mila franchi annui di cui beneficiano i ministri che a mandato concluso non hanno ancora 65 anni, sarebbe priva di base legale.
Riscatti, la denuncia dell’Mps
Su quanto i consiglieri di Stato paghino gli anni di riscatto per arrivare alla pensione massima (che si ottiene dopo 15
anni) si registra invece la denuncia tramite conferenza stampa dell’Mps. Come già pubblicato da ‘Il Caffè’ il 13 maggio, ogni anno costerebbe ai ‘ministri’ 50mila franchi. «Una cifra da discount – rimarcano Matteo Pronzini e il coordinatore Giuseppe Sergi – che il Consiglio di Stato ha deciso da solo». Cifra che, stando «a calcoli che abbiamo affidato a un attuario e che qualsiasi matematico potrebbe confermare, è fino a cinque o sei volte inferiore rispetto al dovuto». Prendendo in considerazione i trattamenti salariali e di rendita dei consiglieri di Stato sì, ma che sono regolati da un’apposita legge con parametri ben diversi dalla Lpp o dalla cassa pensioni. Ad ogni modo, quanto succede è «estremamente grave», rileva Pronzini, perché «non c’è uno straccio di regolamento di legge». La legge, a dirla tutta, è ferma in parlamento ormai da tempo. In un messaggio del 20 aprile 2016, il governo riguardo alla modifica della modalità del riscatto degli anni di lavoro, scrive: ‘‘È inoltre introdotta la definizione della somma di riscatto annua, che corrisponde a una percentuale del contributo personale e non è quindi più basata come oggi su tabelle attuariali’’. Per ora lettera morta, si diceva. Da qui il calcolo teorico dell’Mps, secondo il quale «nel corso degli anni ci sono stati ammanchi nei confronti dello Stato di almeno tre milioni».