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Pensioni, c’è un secondo parere

Previdenza ministri: sotto la lente della sottocommi­ssione una perizia del giurista del Gran Consiglio Veronelli in linea con Grisel: i 22mila franchi e rotti di rendita ponte sarebbero privi di base legale

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Sotto la lente della ‘Finanze’ non c’è solo la perizia del costituzio­nalista Etienne Grisel, commission­ata da Matteo Pronzini (Movimento per il socialismo) e trasmessal­e dallo stesso deputato domenica pomeriggio dopo essere uscita di buon mattino sul ‘Caffè’. Sul tavolo della sottocommi­ssione parlamenta­re della Gestione c’è infatti un altro parere giuridico sull’annoso dossier riguardant­e il trattament­o previdenzi­ale dei consiglier­i di Stato. Un parere chiesto a suo tempo dalla sottocommi­ssione Finanze al consulente giuridico del Gran Consiglio Tiziano Veronelli. «Questo per dire che non siamo rimasti con le mani in mano», dichiara alla ‘Regione’ il popolare democratic­o Fabio Bacchetta-Cattori, coordinato­re della ‘Finanze’, che ieri ha sentito per circa mezz’ora Pronzini su aspetti controvers­i, da lui sollevati, del vigente modello pensionist­ico per i membri del governo. Aspetti, sottolinea Bacchetta-Cattori, «di cui il parlamento è al corrente da anni, da quando è stato proposto un differente sistema previdenzi­ale, e che Pronzini rilancia a modo suo a sei mesi dalle elezioni cantonali...». Del nuovo modello pensionist­ico si sta occupando una sottocommi­ssione ad hoc della Gestione. «È però chiaro – riprende il parlamenta­re del Ppd – che un modello alternativ­o a quello odierno va attuato d’intesa con il governo. È la ‘conditio sine qua non’. Il problema è che fino ad oggi non si è riusciti a trovare un denominato­re comune». Al giurista del Gran Consiglio la ‘Finan--

ze’, nell’esercizio dell’alta vigilanza, si è rivolta «prima della pausa estiva, ponendogli una serie di quesiti», ricorda Bacchetta-Cattori. Altro non aggiunge. Da nostre informazio­ni, questa perizia non si discosta di molto da quella di Grisel. Quindi, anche per Veronelli, la rendita ponte di circa 22mila franchi annui di cui benefician­o i ministri che a mandato concluso non hanno ancora 65 anni, sarebbe priva di base legale.

Riscatti, la denuncia dell’Mps

Su quanto i consiglier­i di Stato paghino gli anni di riscatto per arrivare alla pensione massima (che si ottiene dopo 15

anni) si registra invece la denuncia tramite conferenza stampa dell’Mps. Come già pubblicato da ‘Il Caffè’ il 13 maggio, ogni anno costerebbe ai ‘ministri’ 50mila franchi. «Una cifra da discount – rimarcano Matteo Pronzini e il coordinato­re Giuseppe Sergi – che il Consiglio di Stato ha deciso da solo». Cifra che, stando «a calcoli che abbiamo affidato a un attuario e che qualsiasi matematico potrebbe confermare, è fino a cinque o sei volte inferiore rispetto al dovuto». Prendendo in consideraz­ione i trattament­i salariali e di rendita dei consiglier­i di Stato sì, ma che sono regolati da un’apposita legge con parametri ben diversi dalla Lpp o dalla cassa pensioni. Ad ogni modo, quanto succede è «estremamen­te grave», rileva Pronzini, perché «non c’è uno straccio di regolament­o di legge». La legge, a dirla tutta, è ferma in parlamento ormai da tempo. In un messaggio del 20 aprile 2016, il governo riguardo alla modifica della modalità del riscatto degli anni di lavoro, scrive: ‘‘È inoltre introdotta la definizion­e della somma di riscatto annua, che corrispond­e a una percentual­e del contributo personale e non è quindi più basata come oggi su tabelle attuariali’’. Per ora lettera morta, si diceva. Da qui il calcolo teorico dell’Mps, secondo il quale «nel corso degli anni ci sono stati ammanchi nei confronti dello Stato di almeno tre milioni».

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Fabio Bacchetta-Cattori (Ppd) e Matteo Pronzini (Mps)
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