Brè, il Resort è un grande ‘boh’
Scherrer attirato in giuria, poi dimessosi per ‘mancanza di chiarezza’. Municipio ‘senza atti ufficiali’
Il pasticciato coinvolgimento del sindaco nel ‘ventilato progetto’ spiegato al Consiglio comunale rispondendo a un’interpellanza del Ps
L’unica cosa chiara del Maxi Resort a Brè è la mancanza di chiarezza del progetto, l’affastellarsi di mezze notizie, un’organizzazione fumosa del flusso di informazioni e una fitta nebbia su contenuti, fattibilità e tempistica dell’operazione. Per non parlare del pasticciato coinvolgimento della Città in generale e del sindaco in particolare, visto che la prima non ha preso ad oggi visione di alcun atto ufficiale, mentre il secondo è stato coinvolto quasi di sfroso in una misteriosa giuria di esperti, dalla quale si è dimesso scrivendo una lettera alla presunta società promotrice, «segnalando il mio stupore per non essere stato messo al corrente dell’evoluzione del progetto che (e siamo sempre nel campo delle ipotesi non avendo ricevuto documenti ufficiali) parrebbe aver assunto una dimensione considerevole che va ben al di là di quanto potessi inizialmente immaginare». Non le ha mandate a dire, Alain Scherrer, rispondendo lunedì sera in Consiglio comunale ad un’interpellanza con cui il Ps (primo firmatario Pier Mellini) cercava di capirci qualcosa in più sull’argomento. Ricostruendo passo per passo l’iter della faccenda, Scherrer è tornato alla primavera di quest’anno, quando «prima di iniziare una seduta dell’esecutivo, e facendosi portavoce di un architetto di Locarno, un collega mi informava dell’intenzione, da parte di alcuni investitori, di costruire un hotel 5 stelle a Monte Brè», con relativa richiesta di inserire il sindaco in una giuria incaricata di valutare il progetto. «Pensando si trattasse unicamente di un hotel in sostituzione dell’albergo che era bruciato nel 2014, avevo dato la mia adesione di principio», ha precisato Scherrer. Da quel momento in poi, molta confusione: a maggio la Augur Invest informava personalmente il sindaco che l’architetto e designer Antonio Citterio era stato designato presidente della giuria, e ad agosto si vedeva (Scherrer) «inserito nell’Investment teaser (la brochure di promozione, ndr), senza che io ne fossi stato preventivamente informato e senza ricevere copia del documento». Considerata la «poca chiarezza della situazione», era seguita la lettera di dimissioni, alla quale la Augur aveva risposto scusandosi per il disagio arrecato e notando che «siamo in un contesto troppo prematuro, ancora in fase di concettualizzazione». Quanto all’opportunità di una presa di posizione immediata da parte del Municipio “in merito a questo ventilato progetto” – evocata dal Ps “al fine di evitare le problematiche scaturite dal progetto del Delta Resort” – Scherrer ha declinato, sostenendo che «a noi piace lavorare in modo serio, e per poter prendere posizione il Municipio dovrebbe avere almeno in mano un do-
cumento ufficiale di quello che gli interpellanti chiamano “ventilato progetto”; cosa che non è mai avvenuta». In sostanza, quindi, buio pesto.
Luce verde per via Luini
Un raggio di luce era invece giunto in
precedenza dal legislativo, che nell’ambito del finanziamento delle opere del Piano di agglomerato di seconda generazione aveva concesso anche il terzo credito della serata: quello di 3,3 milioni di franchi destinato alla messa in sicurezza di via Luini, che da attuale grigia via di transito assumerà tutt’altri e più nobili connotati grazie ad un ampio progetto di valorizzazione. Neo importante: il non riconoscimento dell’atteso e corposo sussidio federale. Un motivo in più per non perdere di vista i conti, “refrain” che a Palazzo Marcacci riecheggia con giustificata insistenza.