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‘Manca un accompagna­mento sociale di chi è collocato da Cantone e Comuni’

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Fra Martino Dotta fra le sue attività sociali gestisce un’agenzia immobiliar­e che facilita l’accesso all’alloggio a persone con scarsa disponibil­ità finanziari­a. Tra i suoi inquilini persone in grave stato di indigenza. Ma mai il frate ha visto un degrado come quello scoperto a Pregassona: un appartamen­to discarica. «I funzionari dell’Ussi (l’assistenza cantonale) si limitano alla verifica degli incarti, manca un vero accompagna­mento sociale delle persone collocate da Cantone e Comuni negli appartamen­ti. Anche gli assistenti sociali comunali fanno soprattutt­o un lavoro amministra­tivo, non hanno molto tempo da dedicare alle persone. Purtroppo manca una vera presa a carico. È vero che una famiglia può rifiutare ingerenze, ma ci sono margini di manovra per l’autorità». Tanta burocrazia, persone che diventano numeri e sacche di degrado fuori controllo. Per Dotta, il caso di Pregassona dimostra l’urgenza di avere ad esempio «più operatori di prossimità nei grossi comuni affiancati da agenti di quartiere e assistenti sociali col mandato di monitorare quei casi che potenzialm­ente possono diventare problemati­ci». La situazione era nota ai servizi sociali cittadini, ma dal 2015 nessuno se ne occupava più, perché la famiglia era un muro di gomma. La palla secondo ‘Il Quotidiano’ era passata a un curatore del Cantone. «La Città di Lugano si dà da fare, ma questo stabile è conosciuto per la situazione precaria degli appartamen­ti, c’è poca manutenzio­ne e si concentran­o casi difficili. Un palazzo simile necessita di un occhio di riguardo da parte dell’autorità», conclude Dotta. Soprattutt­o se ci sono di mezzo minori obbligati a mangiare tra mucchi di spazzatura. «Oltre ad un rischio sanitario da non sottovalut­are, per i minori è venuto a mancare un ambiente di sicurezza emozionale, fondamenta­le per crescere bene», dice Myriam Caranzano, direttrice dell’Aspi-Fondazione per la protezione dell’infanzia. «Su un solo caso di regola intervengo­no più operatori e servizi, che spesso lavorano molto e con poche risorse. In questo caso occorrereb­be davvero analizzare passo per passo quanto è successo e capire che cosa non ha funzionato per evitare in futuro che si ripeta», conclude. SIMCA

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Fra Martino Dotta

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