Anche De Mistura rinuncia alla Siria
New York – Staffan de Mistura lascia l’incarico di inviato speciale dell’Onu in Siria; e c’è da chiedersi se l’Onu in Siria ci sia mai stata. Il diplomatico italo-svedese ha annunciato nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza che lascerà alla fine di novembre, dopo quattro anni e quattro mesi di mandato. Una decisione, ha spiegato, dettata da “pure ragioni personali”. E sarà, ma De Mistura, nominato dall’allora segretario generale Ban Kimoon nel luglio 2014, come i predecessori Kofi Annan e Lakhdar Brahimi, non ha potuto che assistere al disastro. Cosicché sanno più di retorica, seppure col cuore in mano, le sue assicurazioni circa l’impegno a spendersi fino all’ultimo giorno per la pace in Siria: “In politica un mese può essere un secolo”. De Mistura utilizzerà il suo ultimo periodo per verificare attivamente se l’Onu sia in grado di convocare una commissione costituzionale credibile e inclusiva, e la settimana prossima si recherà a Damasco per l’ultima missione. Poi presenterà il rapporto finale al Consiglio di sicurezza e al segretario generale Antonio Guterres. Quali che saranno le parole che userà, si può già dire che in poche altre crisi come in quella siriana, le Nazioni Unite sono state ridotte all’irrilevanza da attori che si sono intestati ruoli di arbitri e parti in causa nello stesso tempo. La guerra è già stata vinta da Bashar al Assad e dai suoi grandi alleati, Russia e Iran; e la “pace” verrà con le condizioni poste da Mosca e Teheran. Il “capo” del Palazzo di vetro, tramite il suo portavoce, ha ribadito il suo “profondo apprezzamento per il lavoro svolto da De Mistura”, il quale ha “mantenuto l’interesse del popolo siriano sempre al primo posto nella sua mente”. E ha fatto sapere che inizierà immediatamente le consultazioni per trovare un successore. Tra i possibili nominati figurerebbero l’ex ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra, il coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente Nickolay Mladenov e l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Iraq, Jan Kubis.