Anche la Nfl, a volte, piange
Il trasferimento dei Chargers da San Diego a Los Angeles non sta funzionando come la Lega avrebbe sperato
Non è tutto oro quel che luccica nemmeno per la Lega più potente al mondo, quella Nfl che annualmente registra un giro d’affari superiore ai 13 miliardi di dollari e che propone 27 dei suoi 32 team nella classifica delle 50 società sportive più ricche al mondo. Sul campo, le ultime sono state settimane di gloria per l’industria guidata dal commissioner Roger Goodell. Dapprima Tom Brady è diventato il terzo quarterback della storia a lanciare almeno 500 passaggi in touchdown ed ora ha nel mirino Brett Favre a quota 508, mentre Payton Manning rimane piuttosto lontano (539), ma non irraggiungibile. Quindici giorni fa, invece, è toccato a Drew Brees salire agli onori della cronaca grazie a un lancio in touchdown di 62 yarde che gli ha permesso di superare il record di Payton Manning di 71’940 yarde lanciate in carriera. Ma, si diceva, non tutto è oro. E infatti in queste settimane la Nfl si sta interrogando sulla bontà della decisione di permettere ai Chargers il trasferimento da San Diego a Los Angeles. Dopo una prima stagione nella Città degli angeli nel 1960, i Bolts erano emigrati a San Diego e ci erano rimasti per 55 anni prima di tornare sui loro passi nel 2017, nello stesso anno in cui i Rams erano tornati da St. Louis a Los Angeles. A quanto pare, però, i Chargers non stanno raccogliendo il supporto sperato. Tant’è che la dirigenza sta incontrando non poche difficoltà per vendere i posti a sedere del costruendo Los Angeles Stadium situato a Inglewood, non lontano dal Forum dei Lakers. La conseguenza è che le aspettative d’incasso sono scese da 400 milioni a 150 milioni di dollari. Dal rientro in città, i Chargers hanno giocato le loro partite allo StubHub Center dei Galaxy di calcio, impianto che può ospitare un massimo di 27’000 spettatori (la media dei Chargers per l’attuale stagione è di 25’370, la peggiore della Lega). Ben altra cosa rispetto ai Rams (ancora imbattuti) che al Memorial Coliseum attirano 69’163 spettatori a partita (e sono comunque soltanto al 14° posto nella speciale classifica). Non c’è dubbio che a Los Angeles la squadra del cuore sia quella dei Rams, forse per il fatto di aver giocato in città (Anaheim) dal 1946 al 1994 prima di emigrare a St. Lo-
uis. E questo preoccupa – e molto – una Nfl che non è più abituata a buchi nell’acqua e a errori strategici. Ad occupare il nuovo impianto in ogni suo ordine di posti (70’240) ci penseranno i Rams che con i Chargers si divideranno la gestione del faraonico
stadio (costo dell’opera stimato in 5 miliardi di dollari). Ma se la popolarità dei Bolts dovesse rimanere così bassa, la Nfl si troverebbe di fronte a un problema inatteso, perché difficilmente potrebbe accettare di trasmettere in televisione partite con 25’000
spettatori in un impianto da 70’000 posti. E il tutto, ad appena un anno da un’ennesima scommessa, quella del trasferimento dei Raiders da Oakland a Las Vegas che inizieranno a giocare nel deserto a partire dal 2019.