I contrari: in rete e per strada una difesa a oltranza... da villaggio gallico
Nel breve filmato pubblicato in rete
si vede una panoramica su un villaggio gallico: piccole casette col tetto spiovente immerse nel verde. Improvvisamente, dal cielo piomba una mano gigantesca che ne afferra una e la estirpa dal terreno. La mano è quella di un generale romano che imperversa su un modellino in scala del paesino dell’antica Armorica dove Asterix, Obelix e tutti gli altri volevano soltanto preservare la loro indipendenza... È un grande sforzo sul filo dei nervi, quello intrapreso dai contrari al progetto al Monte Brè e a Cardada. Una branchia, la più agguerrita, si è riunita sotto il nome di “SalvaMonteBrè”; da mesi sta tentando con tutti i mezzi a disposizione di sensibilizzare l’opinione pubblica circa il potenziale pericolo dei “piani nefasti”, come vengono definiti quelli “orditi” dai promotori immobiliari e dai finanzieri confederati. Un invito dagli oppositori è tappezzare di striscioni e bandiere il territorio; materiale da esporre “fino a quando gli speculatori non avranno pubblicamente rinunciato ai loro piani”. In alternativa, viene proposto un sostegno finanziario, condotto anche tramite una campagna “GoFundMe” che si prefigge di raccogliere 50mila franchi (ma per ora è ferma a 222 franchi). Nel loro sito i “salvabrè” parlano di “impero del malinvestimento, dell’iperconsumismo, della speculazione, dello pseudo-lusso, dell’inquinamento e dei cubi di cemento”; che “dopo aver colonizzato le pianure, inizierebbe a dissacrare i monti ticinesi”. La campagna di dissuasione condotta in rete direttamente da Brè si basa su argomentazioni di tipo “ecologico, economico e morale” e tocca punti come “la quantità di traffico, rumore e rifiuti tipici delle operazioni a 5 stelle” che “sono del tutto incompatibili con l’ambiente naturale in cui si trova il Monte Brè”. Una località (come del resto la vicina Cardada) “di difficile accesso carrabile”, sulla quale andrebbero trasportate “oltre 45mila tonnellate di materiale, che si tradurrebbero in più di 1’800 camion da 25 tonnellate o oltre 30mila transiti in elicottero da 1,5 tonnellate”. Senza dimenticare il traffico privato indotto dai futuri proprietari o affittuari degli spazi. In ambito economico, poi, i contrari riflettono sul “malinvestimento”, che “si verifica quando si ha una combinazione tra prestiti per riserva frazionaria e tassi d’interesse artificialmente bassi. Questi fungono da segnali ingannevoli per il prezzo relativo, che alla fine richiedono una contrazione correttiva: un boom seguito da una rovina”. Infine, l’operazione non è sostenibile, per i “salvabrè”, neppure da un punto di vista morale, perché qui si parla di “appropriazione e distruzione delle proprie case, sostituzione degli abitanti e profanazione di un paradiso con uno sfogo di cemento decadente, dispendioso e distruttivo”.