Dalle nuove maxi-redazioni un’informazione sempre meno diversificata
Le due redazioni centrali, una francofona e l’altra tedescofona, allestite da Tamedia: forniscono a 12 quotidiani e a due domenicali contenuti identici in vari ambiti (interni, estero, economia, sport, ecc.); l’entrata (previo ok della Commissione della concorrenza) della ‘Basler Zeitung’ nella galassia Tamedia; la jointventure ‘CH Media’ tra i gruppi Nzz e Az Medien, con la prevista fusione dei giornali regionali, dei rispettivi portali online e delle emittenti tv e radio; e la redazione centrale voluta da Somedia per i due giornali regionali tradizionali, ‘Südostschweiz’ e ‘Bündner Tagblatt’, un tempo gestiti in modo autonomo. Il 2018 è “un anno chiave” nel processo di concentrazione mediatica che da tempo investe Svizzera tedesca e Romandia. Nello studio pubblicato ieri (cfr. sopra), i ricercatori dell’istituto Fög ricordano tra l’altro che oggi, in Romandia, i tre maggiori editori occupano il 90% del mercato della carta stampata; in particolare, Tamedia detiene una quota del 72%. Gli editori giustificano le operazioni di concentrazione con un reale o presunto guadagno in qualità derivante dall’accorpamento di personale e know-how giornalistico in redazioni centralizzate. “Una visione miope”, per l’istituto Fög. L’istituzione di redazioni centralizzate e di sistemi di sotto-edizioni ha generato una perdita drastica della diversità nella copertura mediatica, in particolare per quel che riguarda la politica nazionale e internazionale. Nel segmento della cronaca politica, oggi il 40% dei contributi pubblicati compare contemporaneamente su almeno due testate. La pubblicazione multipla è particolarmente presente nella cronaca politica internazionale (48%) e soprattutto in quella nazionale (54%), mentre la cronaca politica locale e regionale resta sostanzialmente autonoma (8%). Gli autori dell’‘Annuario’ giudicano “alquanto problematico” da un punto di vista democratico il fatto che le nuove redazioni congiunte sfornino un’informazione sempre meno diversificata. La formazione dell’opinione risulta impoverita. E in un sistema di democrazia diretta, che poggia sulla responsabilità del cittadino e sul confronto tra opinioni diverse, questo può essere un problema. SG