Galeazzi: a che punto siamo con Airbnb? GastroTicino resta vigile
Il fenomeno Airbnb sta spopolando sempre di più in Canton Ticino. L’anno scorso l’aumento dei pernottamenti tramite la piattaforma elettronica è stato del 378 per cento, e un ulteriore aumento del 65 per cento è stato previsto da Ticino Turismo per l’anno in corso. In cifre assolute, si parla di 350mila soggiorni. Una crescita esponenziale, sì, ma per Tiziano Galeazzi (Udc) “non sono chiari diversi punti e aspetti che vanno a toccare questo fenomeno di prenotazione e alloggio”. Da qui un’interrogazione con co-firmatari i membri del gruppo democentrista in Gran Consiglio, la popolare democratica Sara Beretta Piccoli e il liberale radicale Matteo Quadranti. Un’interrogazione, questa, resasi necessaria perché “il fenomeno Aibnb non tocca solo la tassa di soggiorno, bensì entra di prepotenza in diversi altri settori che, se non valutati e approfonditi, potrebbero creare in futuro problemi e divergenze in materia fiscale e di edilizia, concorrenza e sicurezza”. Al Consiglio di Stato viene chiesto soprattutto se i fenomeni relativi alla prostituzione “si siano spostati dai normali appartamenti ad alloggi sotto la piattaforma Airbnb e come si intenda intervenire in merito”. Ma a preoccupare gli interroganti è anche l’aspetto fiscale, si diceva, e difatti al governo viene chiesto come si vorrebbe affrontare il fenomeno Airbnb “dal profilo fiscale, soprattutto in merito a controlli e incasso delle tasse”, e se possa entrare in linea di conto “l’utilizzo del numero di registro fiscale per persone fisiche e giuridiche”. Infine, l’interrogazione chiede al governo anche se sia entrato in vigore il prelevamento della tassa di soggiorno per i pernottamenti Airbnb. La procedura per annunciare i posti vacanti nel settore alberghiero e della ristorazione per GastroTicino è ‘‘complicata” e impone di “rimanere vigili’’. A livello svizzero, si legge in un comunicato, il settore ‘‘non è contento di quest’obbligo, ritenendo il tutto un’operazione complessa, di poca utilità e spesso il personale proposto dagli Uffici di collocamento non corrisponde alle esigenze richieste”. Questa nuova normativa è entrata in vigore il 1° luglio, in seguito all’approvazione dell’iniziativa ‘Contro l’immigrazione di massa’, e prevede, appunto, l’obbligo di comunicare i posti vacanti per le professioni che presentano un tasso di disoccupazione almeno dell’8 per cento. Se ci sono problemi con gli Urc a livello nazionale, in Canton Ticino la situazione parrebbe essere migliore: “I dossier inviati ai soci da parte degli Uffici regionali di collocamento nella maggioranza dei casi rispettano le indicazioni che l’esercente ha inviato loro per la ricerca del personale”. Ma ci sono margini di miglioramento, da qui l’invito ai soci di “essere precisi nelle richieste da inviare”.