Castione, studio per compensare i terreni
Le Ffs puntano a individuare superfici sostitutive agli attuali 70mila metri quadrati preposti alle colture dov’è prevista l’ubicazione delle nuove officine
Individuare terreni agricoli sostitutivi ai circa 70mila metri quadrati necessari per la realizzazione delle nuove officine a Castione. Questo l’obiettivo delle Ffs dietro all’assegnazione di un incarico per la compensazione delle superfici per l’avvicendamento delle colture (Sac) attualmente presenti sul sedime. Le Ffs e lo studio d’ingegneria incaricato – si legge nel comunicato – “lavoreranno a stretto contatto con le autorità comunali, cantonali e federali al fine di trovare valide soluzioni alle superfici di Castione”. Entro aprile 2019 verrà reso noto un primo risultato intermedio dello studio.
L’auspicio di Giù le mani: ‘Il Gc voti
l’iniziativa il prima possibile’
«Non opporremo ostacoli allo stanziamento di 120 milioni per la realizzazione delle nuove officine a Castione: vogliamo però che vengano fornite delle garanzie a proposito dei posti di lavoro e del piano industriale. Aspetti che non sono specificati negli attuali messaggi sottoposti al Consiglio comunale di Bellinzona e al Gran Consiglio». Parola di Gianni Frizzo, presidente del comitato ‘Giù le mani’ riunitosi ieri per mettere in luce l’auspicio che l’iniziativa popolare del 2008, sottoscritta da quasi 15mila cittadini e che chiede il potenziamento dell’attività di produzione, manutenzione, ricerca e sviluppo in seno al futuro stabilimento, venga votata al più presto dal Gran Consiglio. Nel caso in cui il parlamento la bocciasse, il comitato ha ribadito l’intenzione (già emersa dall’assemblea e riportata nell’edizione di ieri della ‘Regione’) di sottoporla al popolo ticinese. «Non siamo disposti a pagare il prezzo dal punto di vista occupazionale – ha affermato Frizzo a nome del comitato, il quale ritiene che a Castione andrebbero persi 250 posti di lavoro –. È il punto chiave su cui ci battiamo da 10 anni, che ora rischia di essere completamente trascurato». Frizzo ha poi chiarito l’ipotesi di lasciare la presidenza nel caso in cui reggerà solo lo stanziamento dei 120 milioni: manterrebbe la sua carica ma non sarebbe più disposto «a togliere le castagne dal fuoco dopo le decisioni prese senza mai considerare il nostro parere. Lascerebbe che sia la politica «a vigilare e a rendere conto agli operai».