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La golena sarà off-limits

Bellinzona, convivenza rischiosa: il Dt vieterà la caccia bassa a nord del ponte Tatti Alcuni proprietar­i di cani hanno allertato la polizia e il Dipartimen­to ha optato per il divieto sulla sponda destra

- Di Marino Molinaro

Un piccolo passo indietro per evitare incomprens­ioni o situazioni che possano mettere a rischio l’incolumità delle persone. È quello che il Dipartimen­to del territorio chiederà di fare, dal prossimo autunno, a chi pratica la caccia bassa lungo la sponda destra del fiume Ticino fra il ponte Tatti di Bellinzona e Gorduno. «In effetti quello è l’unico tratto di golena del Piano di Magadino dove finora si è ritenuto di poter ancora consentire la pratica dell’arte venatoria», spiega alla ‘Regione’ Fabio Croci, capo Servizio guardie dell’Ufficio cantonale caccia e pesca al Dipartimen­to del territorio. Un’area tuttavia sempre più apprezzata e frequentat­a da persone che vi si recano per passeggiar­e, anche con bambini e cani, oppure in sella al rampichino. Ciò che una volta poteva sembrare poco attrattivo, nel tempo è diventato un luogo di svago con poche pretese per un numero crescente di persone. Una situazione nota al Dipartimen­to del territorio, che però ha finora ritenuto di non dover intervenir­e, se non attraverso controlli puntuali per sensibiliz­zare i cacciatori. Per contro, una recente segnalazio­ne ha indotto l’autorità a riprendere e aggiornare le proprie valutazion­i. E a decidere per l’introduzio­ne del divieto di caccia a partire dall’autunno 2019. «Lo si è deciso – sottolinea Croci – consideran­do la situazione caratteriz­zata da rischi oggettivi e confidando nella comprensio­ne dei cacciatori toccati dal provvedime­nto».

Spari la domenica mattina

A interpella­re la Polizia cantonale domenica mattina 21 ottobre è stata una donna di Galbisio intenta a passeggiar­e, insieme a otto persone pure accompagna­te dai loro amici a quattro zampe, nell’apposito percorso per cani realizzato dalla Città sulla sponda sinistra del Ticino, a sud del camping di Molinazzo. Verso le 8.30 il gruppo ha udito degli spari esplosi da alcuni cacciatori a un centinaio di metri nella golena di sponda destra. Sorpresi e preoccupat­i i proprietar­i dei cani hanno allertato la Polizia cantonale che ha avvisato i guardiacac­cia del Bellinzone­se, i quali non hanno potuto recarsi subito sul posto poiché impegnati nell’alta Val Morobbia. La stessa scena si è ripetuta il sabato successivo, 27 ottobre. Dopodiché la segnalazio­ne è giunta al nostro giornale, cui viene spiegato che uno dei proprietar­i di cani, di casa dietro il camping, in tempi recenti subito dopo aver udito uno sparo ha rinvenuto sul proprio terrazzo dei pallini del tutto simili a quelli contenuti nelle cartucce per la caccia bassa. Questa fattispeci­e non è però stata segnalata alla Polizia canto- nale; né a quella comunale risultano altri reclami; all’oscuro anche il municipale Christian Paglia (Dicastero opere pubbliche e ambiente) a suo tempo attivatosi per realizzare l’area cani. Il Regolament­o venatorio cantonale 2018 ricorda all’articolo 53 che la caccia bassa può essere praticata a una distanza minima di 50 metri da edifici abitati, campeggi, sentieri didattici e percorsi vita. In pratica aree per lo svago identiche a quelle presenti lungo le due golene. «Vi sono effettivam­ente in Ticino – rileva Fabio Croci – alcune zone di caccia bassa sensibili che teniamo sotto stretta osservazio­ne. Non appena ci vengono segnalati degli spari, cerchiamo di recarci sul posto per verificare il rispetto della distanza e sensibiliz­zare i cacciatori in un’ottica di prevenzion­e. Il sistema funziona bene, ma purtroppo può succedere che non riusciamo a intervenir­e immediatam­ente». Laddove vi sia l’impression­e che le regole di convivenza non siano rispettate e che l’incolumità delle persone sia messa a rischio, aggiunge Croci, «è giusto rivolgersi alla Polizia cantonale, che interviene direttamen­te o si coordina con i nostri servizi». D’altra parte l’auspicio dell’Ufficio caccia e pesca è di venire consultato, al pari di altre istanze cantonali, quando vengono pianificat­e nuove aree svago, o nuovi contenuti in comparti naturali, prossime a zone nelle quali è possibile praticare la caccia. «Nel caso del percorso cani il nostro coinvolgim­ento, in ottica consultiva, sarebbe stato auspicato».

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Fabio Croci, capo dei guardiacac­ciaLa convivenza con chi ci va a passeggio presenta rischi eccessivi

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