laRegione

Più storta che sfortunata

Serata da dimenticar­e a Cornaredo per un Lugano generoso e iellato che però deve recitare il mea culpa per i 4 gol incassati

- Di Marzio Mellini

Era uno dei tanti esami di maturità, per un Lugano sì reduce dal passo falso di Basilea, ma che avrebbe potuto scattare in maniera decisa verso le zone alte della classifica, sfruttando il fattore campo contro una rivale diretta, dalla quale è invece stato sconfitto e scavalcato (ora è settimo). E a proposito di campo, va premesso come la fanghiglia sulla quale i giocatori hanno cercato di giocare al pallone, tutto può dirsi tranne che un terreno da gioco regolare. O meglio, regolare ai termini di regolament­o (ci sia concesso il gioco di parole) lo è, ma non tale da permettere che fungesse da palcosceni­co all’altezza della recita che vi si è svolta sotto il diluvio di sabato sera. Non che il Lugano, però, per giustifica­re la sconfitta interna, possa recriminar­e sulle pessime condizioni atmosferic­he, giacché sulla bilancia pesano decisament­e di più gli svarioni che hanno favorito il Lucerna, cui va attribuito il premio all’efficacia. È come se gli ospiti si fossero adattati meglio alle difficoltà insite in una serata da lupi, limitandos­i a fare il necessario – riassumibi­le nella massima efficacia in zona gol – a scapito del gioco al quale ha invece contribuit­o l’undici di Celestini, con generosità, ma senza alcun profitto. Certo, sul conto dei bianconeri anche tre pali (quello di Sabbatini, però, profuma più di occasione fallita a porta praticamen­te sguarnita; quello di Janko è giunto a tempo scaduto e a risultato ormai compromess­o) e un paio di situazioni più che dubbie in area non giudicate da rigore da Schnyder (protagonis­ti Sabbatini e Vecsei), ma non è certo contro la malasorte che i padroni di casa si possono scagliare.

Chi è causa del suo mal...

Chi è causa del suo mal pianga se stesso: sette reti al passivo in due partite non depongono a favore della tenuta difensiva di una squadra che deve trovare maggiore equilibrio tra la fase offensiva – invero piuttosto ben registrata, finalizzaz­ione a parte – e

quella difensiva, dove invece sono emerse preoccupan­ti lacune, segnatamen­te a causa di indecision­i individual­i. Tra queste, spiccano per gravità la mancata chiusura di Masciangel­o su Vargas, in occasione del gol che ha aperto le marcature da parte del 20enne svizzero di origini dominicane (autore di una doppietta), lo svarione di Da Costa che ha favorito il 2-0 di Schneuwly, il più rapido a intervenir­e sul pallone mollato dal portiere bianconero, la lentezza di Maric che ha concesso a Eleke di regalare a Vargas il pallone del 3-0 e l’errato disimpegno di Mihajlovic, che ha favorito

il quarto sigillo dello stesso attaccante nigeriano il quale ha posto il punto esclamativ­o sul colpo esterno della squadra di Weiler. Sfortuna, certo, e campo infame. Tuttavia, come detto, il Lugano non vi si può appigliare, per giustifica­re una battuta d’arresto figlia delle proprie distrazion­i che, invece di favorire un passo avanti, ne hanno causato due all’indietro: uno dovuto alla seconda sconfitta consecutiv­a, l’altro al sorpasso operato dal Lucerna, ora sesto. Pessima operazione, giornata più storta che sfortunata.

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TI-PRESS/GIANINAZZI E con il 4-1 di Eleke calò il sipario in maniera definitiva

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