laRegione

Daje Antonello (racconti dal PalaVendit­ti)

- B.DONADIO

Riempire il Palacongre­ssi per due sere di fila è cosa da pochi cantautori, categoria prediletta da Gc Events. Ancor più con un ‘Unplugged’ che nulla ha a che vedere con il mostro sacro di turno che lucida i gioielli di famiglia senza aggiungere granché alla collezione. Non è il caso di Antonello Venditti, mai “istituzion­ale”, nemmeno nella celebrazio­ne di ‘Sotto il segno dei pesci’ (1978-2018), che a Lugano avviene in formazione ridotta, uno dei motivi della sua piena riuscita. Nel quartetto che lo accompagna non c’è il becco d’una chitarra elettrica, solo l’acustica di Alessandro Canini (anche drummer); alle tastiere Angelo Abate e Danilo Cherni, al sax Amedeo Bianchi. “Il quinto Beatles” dietro il mixer (Pier Carlo Penta) doma perfettame­nte l’acustica di un monumento al cemento chiamato Palacongre­ssi che a tutto si addice tranne che alla musica (sindaco Borradori, di grazia, vi ponga rimedio). «’Ste cose le faccio solo a Roma. So’ concerti lunghi, complessi. Ce devi sta’ con la testa». In camerino, ripercorre­ndo con lui il tour e la serata precedente, scopriamo l’Hochdeutsc­h di Venditti («Ach so. Peccato, non lo parlo mai. In terza E, la classe di ‘Giulio Cesare’, facevo tedesco. I miei ci tenevano»), ne ascoltiamo le avventure giovanili sul Gottardo in direzione Olanda, nella Belfast visitata prima della guerra civile, poi l’artista butta lì un vocalizzo e si convince che la voce c’è, anche di sabato. Il concerto lo apre Marina, l’insegnante di ‘Sotto il segno dei pesci’. A parte ‘Sora Rosa’, le sue donne ci sono quasi tutte: ‘Sara’, ‘Marta’, ‘Giulia’, ‘Lilly’. Più tardi arriverà Aicha, la migrante di ‘Che fantastica storia è la vita’, l'arte di raccontare il presente in 5 minuti. Il ’68 vissuto «a modo mio» lo rievoca ‘Compagno di scuola’; le “cosce tese chiuse come le chiese quando ti vuoi confessare” (‘Notte prima degli esami’) rivendican­o il diritto delle donne di dire “no”; meno pubblica di ‘Roma capoccia’ è l'intima eternità di ‘Le cose della vita’, scritta 45 anni fa. Ma c’è anche il Venditti più da combattime­nto, aperto da ‘Alta marea’ e continuato con ‘Benvenuti in Paradiso’, quando al PalaVendit­ti inizia a tirare un’aria da Studio 54. La Svizzera presente in sala, che lo asseconda in tutto, anche nella sigaretta accesa sul palco, ricambia il Re di Roma che prende la via delle quinte alla maniera del Re del Rock and roll, su ‘In questo mondo di ladri’ che sfocia in rumba. Tornerà, Venditti, solo per cantare ‘Ricordati di me’: e dopo 2 ore e mezza di musica, ma chi te se scorda Antonè...

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TI-PRESS Due serate a Lugano

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