Fine di un lungo ciclo dell’economia o recessione?
Che fare, si chiedono i grandi hedge fund macro, clienti di Nomura? Siamo in prossimità della fine di un lungo ciclo dell’economia, e dunque anche dei mercati, oppure stiamo scivolando verso uno scenario di «piena recessione»? Alle prese con l’inquietante dilemma, Charlie McElligott, strategist della banca d’affari nipponica, ci spiega che i suoi clienti paiono propendere per la seconda ipotesi. Dopo sette sedute di pressoché continui rialzi (+6%), con Wall Street che cominciava ad assaporare il tradizionale rialzo di Natale, i dubbi sono riaffiorati con particolare veemenza martedì scorso. Ma ci sarà anche quest’anno il rally di fine anno, domandavano gli operatori agli analisti tecnici, i soli creduti capaci di leggere nei numeri della borsa quello che gli strategist non riescono a comprendere nella politica della Fed e in quella ancor più contorta di Donald Trump? Forse no, avevano risposto alcuni analisti. O forse sì, avevano replicato altri, ma solo a condizione che l’indice S&P superi quota 2.820: e sarebbe già una bella cosa, perché si riporterebbe non lontano da dove si trovava a inizio ottobre. Se tali sono i dubbi degli operatori sull’andamento della borsa nelle prossime due settimane, quale affidabilità possono avere le previsioni dei grandi broker per i prossimi 12 mesi? Poca, come tutte le congetture che si son fatte in passato. Anzi, assai poca quest’anno, dal momento che le variabili in campo (la politica della Casa Bianca e la politica monetaria) sono ancor meno prevedibili di quanto sia vagamente stimabile l’andamento dell’economia. Tuttavia, ci si riprova a riassumere le predizioni dei grandi esperti, diventate una liturgia dei mercati a fine anno.
Lo stato d’animo
La prima constatazione che balza agli occhi è l’umore tendenzialmente negativo che si percepisce nelle stime elaborate da una ventina di case d’investimento. E qui sta il primo paradosso: poiché se il tono delle previsioni è molto più pessimista dello scorso anno, le conclusioni sono le più ottimistiche degli ultimi 10 anni. La media degli obiettivi di prezzo per l’S&P, che si ricava nelle stime dei 14 strategist analizzati da Bloomberg, è di 3.060 con un rialzo teorico di oltre il 14% dai valori di giovedì (2.696). Esagerate lo sono sempre state le stime degli analisti che lavorano per i grandi broker. Calcola Bloomberg che dal 1999 ad oggi la media delle previsioni non ha mai indicato un calo della borsa e ha invece preannunciato rialzi (medi) del 9% all’anno, oltre il doppio di quanto in realtà abbia guadagnato l’indice. Il più ottimista tra questi è Jonathan Golub del Credit Suisse che vede l’indice a 3.350 con un rialzo del 25%. Aveva sparato alto anche un anno fa, ipotizzando l’S&P a 2.875, a portata di mano, qualche giorno fa, specie se seguisse il «rally di Natale»: ma dev’essersi trattato di un caso fortuito, visto che le previsioni della banca svizzera per mercati emergenti, Europa, rendimenti dei bond e cambio euro dollaro si sono rivelate completamente errate. Il più pessimista, ma sarebbe più corretto dire il meno ottimista, è Mike Wilson di Morgan Stanley che pone un obiettivo a 2.750 per l’S&P e s’aspetta una crescita degli utili societari di appena il 4,3%, contro il +8,3% del consenso