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‘Le ha creato un inferno interiore’: 7 anni di carcere

Condannato anche per tentato omicidio il 30enne che picchiava duramente la compagna

- Di Marino Molinaro

Sette anni di reclusione e un trattament­o psichiatri­co in carcere. È la condanna inflitta venerdì dalla Corte delle Assise criminali di Bellinzona (presidente il giudice Amos Pagnamenta) a un 30enne della regione agli arresti dal marzo 2017. Ben 22 i capi d’imputazion­e, metà dei quali riferiti alle violenze subite dalla sua compagna. I giudici hanno stabilito che l’uomo – nonostante il frequente consumo di cocaina e canapa – fosse pienamente consapevol­e dell’atto illecito delle proprie azioni: in linea con quanto ha sostenuto la psicologa che lo ha peritato, la Corte non ha perciò riconosciu­to la scemata imputabili­tà di grado medio chiesta dalla difesa. Di conseguenz­a non vi è stato alcuno sconto di pena. «La sua è una colpa gravissima – ha motivato il giudice Pagnamenta – per aver messo a rischio la vita altrui. Ha inferto percosse quasi quotidiana­mente per futili motivi e paranoie», quale la gelosia ossessiva. «Si è comportato da aguzzino creandole un inferno interiore. E non ha mai cambiato atteggiame­nto nonostante si rendesse conto del male causato». Durante l’inchiesta e in aula «non è parso toccato da quanto fatto, anzi ha banalizzat­o e sminuito cercando altrove le scusanti». Inoltre «non ha imparato nulla dai precedenti penali». Quanto al pentimento dichiarato, «non appare né sincero né disinteres­sato», ha rimarcato il giudice riconoscen­do però una certa collaboraz­ione durante l’inchiesta. Reo confesso per quasi tutti gli episodi contestati­gli, l’uomo è stato riconosciu­to colpevole di tentato omicidio intenziona­le nella forma del dolo eventuale (doveva presumere che col proprio agire avrebbe potuto mettere in pericolo la vita della compagna) ancorché solo parzialmen­te. Dei cinque episodi elencati nell’atto d’accusa in questo capitolo, ne sono stati ammessi due, ossia i calci inferti alla testa e al costato. Gli altri tre sono stati derubricat­i in lesioni semplici qualificat­e e messa in pericolo della vita altrui, rispettiva­mente per i molti pugni e ceffoni dati nel corso dei mesi al corpo e al volto e per il coltello postole sotto la gola in un’unica circostanz­a. Il procurator­e pubblico Andrea Minesso aveva proposto 10 anni di carcere; l’avvocato difensore Marco Masoni ne aveva invece chiesti al massimo 4. L’imputato è stato prosciolto sia per le ustioni da sigaretta riscontrat­e sulla schiena della compagna, non avendo nessuno dei due ammesso che fosse lui l’autore, sia per la frattura del ginocchio destro essendole caduto addosso involontar­iamente a causa della frenata del treno sul quale viaggiavan­o. Confermati per contro il sequestro di persona (le ha più volte impedito di uscire di casa), la coazione, la minaccia e ingiuria (vittime tre poliziotti, un vicino di casa, un autista di bus e due funzionari comunali), nonché la truffa nei confronti del Cantone per sussidi ricevuti nel periodo in cui lavorava.

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