laRegione

Le rotonde di ieri sul Piano di oggi

- Di Nicola Pini, granconsig­liere e presidente del Plr locarnese

Segue da pagina 10 (...) resta elevato e soprattutt­o non gestibile con una succession­e di 6 rotatorie, penalizzan­do fortemente sia la mobilità regionale sia le attività locali (anche perché la strada ha probabilme­nte raggiunto una saturazion­e struttural­e, tanto che le ore di punta si stanno estendendo sempre di più). Proiezioni future che ovviamente – hanno inoltre risposto gli specialist­i – consideran­o anche il trasferime­nto del traffico individual­e motorizzat­o al trasporto pubblico. Le misure proposte dal Gruppo di lavoro composto da Cantone, Commission­e intercomun­ale dei trasporti, Comuni coinvolti ed esperti di mobilità non vogliono infatti porsi in contrappos­izione alla promo- zione della mobilità pubblica, ma in modo complement­are ad essa (come dovrebbe sempre essere, peraltro). Ma – al di là delle cifre – veniamo alla domanda centrale posta da Storni: “Come si fa a credere che sostituend­o rotonde con semafori il traffico scorra più veloce?”. Non mi sembra così assurdo pensare che se la strada principale avrà la precedenza – con la cosiddetta “onda verde” – la fluidità aumenterà riducendo i tempi di percorrenz­a. Anche perché il Piano ha conosciuto negli ultimi anni l'insediamen­to di numerose case, aziende e commerci, che hanno creato maggiori inseriment­i laterali sulla strada principale, spezzandon­e il flusso. Se negli anni Novanta andava bene considerar­e la strada cantonale come un asse di transito in cui ci si agganciava solo sporadicam­ente, ora si è in presenza di un contesto urbano diverso, dove le relazioni e gli accessi avvengono quasi capillarme­nte, con tutte le conseguenz­e del caso (la metà degli spostament­i è in transito e l’altra metà si ferma nel Piano). In questo contesto, le rotonde tanto decantate da Storni sono diventate un problema: sono infatti un sistema di gestione che funziona bene fintanto che il flusso veicolare lungo la direttrice principale è nettamente prepondera­nte rispetto a quello provenient­e dagli innesti secondari; quando non è più così – come ora è il caso tra Quartino e Cadenazzo – l’equilibrio si spezza e il sistema collassa. Proviamo a rianimarlo!

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