Rimborsi, il Ppd alza il tiro
Intanto, sulla pretesa di risarcimento la Lega sta pensando di votare a favore
Nei corridoi di Palazzo, i partiti si stanno organizzando in vista di domani. Ovvero quando la querelle riguardante i rimborsi dei consiglieri di Stato approderà sui banchi del parlamento. Naturale – dopo mesi e mesi di dibattiti, polveroni e scontri che alcuni dei quali definire accesi sarebbe un eufemismo – che il clima sia quello delle grandi occasioni. E se ieri, fuori da Palazzo delle Orsoline, i granconsiglieri sono stati accolti da un piccolo sit-in del Movimento per il socialismo con il coordinatore Giuseppe Sergi a consegnare loro un sacchettino di sabbia – chiaro riferimento, opinione dell’Mps, alla possibilità che il plenum insabbi tutto –, proprio il partito di Matteo Pronzini sembra stia trovando alleati. Già, perché stando a quanto appreso dalla ‘Regione’, anche la Lega sarebbe intenzionata a votare la pretesa di risarcimento verso i consiglieri di Stato (passati e presenti) e quindi andare davanti al Tribunale cantonale amministrativo (Tram). «Ormai siamo al mercato delle vacche», dicono in casa Lega. E allora, e qui le voci si fanno ancora più insistenti, nette e pure un po’ scocciate, «si vada al Tram, così da mettere una volta per tutte la parola fine a questa storia». Una votazione, quella sul chiedere o meno di intentar causa contro il Consiglio di Stato, che si terrà a scrutinio segreto. Da qui il timore, presso alcuni esponenti di partiti contrari alla richiesta di Pronzini, che il posizionamento della Lega possa rimescolare un po’ le carte, complice appunto l’anonimato. Sempre la Lega, lo confermano diversi alcuni suoi deputati, si sta orientando verso la libertà di voto per i membri del gruppo riguardo sia al rapporto di maggioranza uscito dalla Commissione della gestione, firmato da Fabio Bacchetta-Cattori (Ppd), sia agli emendamenti presentati... proprio dal Ppd. Sì, perché se nel rapporto del coordinatore della Sottocommissione finanze si “raccomanda” al governo di “procedere alla restituzione, entro il 31 dicembre 2018, dei rimborsi per le spese telefoniche di 150 franchi mensili incassati dal luglio 2018”, gli emendamenti popolari democratici picchiano duro. Nel senso che sì, quei benefit devono essere restituiti. Ma a partire dal novembre 2011, «ovvero da quando il Controllo cantonale delle finanze ha rilevato che questo aspetto andava risolto» osserva Fiorenzo Dadò, presidente del Ppd. Per quanto riguarda il cancelliere, invece, il Ppd chiede di invitare “alla restituzione di quanto percepito in assenza di una base legale” da Giampiero Gianella, non solo “riesaminare” la risoluzione con la quale il governo ha deciso che, a partire dal 1° gennaio 2014, lo stipendio di Gianella aumentasse del 4 per cento. Se non passassero gli emendamenti – che hanno il sicuro appoggio, oltre che del Ppd, del Ps, parte del gruppo dei Verdi e di qualche esponente della Lega – «la gran parte» dei deputati Ppd non voterà il rap-
porto di maggioranza. E cosa ne pensa Bacchetta-Cattori del rischio di rimanere isolato nel proprio partito? Allarga le braccia e afferma come «il rapporto della maggioranza, frutto del lavoro in sottocommissione, è prevalentemente tecnico. Il rapporto di minoranza (firmato
dal socialista Henrik Bang, ndr) e gli emendamenti sono di natura politica. Le divergenze sono possibili». A favore degli emendamenti il Ps: «Vanno anche oltre la nostra richiesta di rimborsare le spese telefoniche a partire dal dicembre 2013», afferma Bang. Contrario, invece,
il Plr. Secondo il capogruppo Alex Farinelli «è inutile riparare una situazione illegale con altra illegalità. Voteremo il rapporto di maggioranza, e non gli emendamenti, anche per il rispetto delle istituzioni, che ultimamente è stato minato troppe volte».