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I gilet gialli divisi sulla fiducia da accordare a Macron

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Parigi – Fidarsi o no di Emmanuel Macron? All’indomani delle misure da 10 miliardi di euro annunciate dal presidente per disinnesca­re la crisi dei gilet gialli, il movimento si divide sull’opportunit­à di continuare le proteste (ieri è proseguita quella degli studenti). Jacline Mouraud, portavoce delle cosiddette casacche gialle “libere”, l’ala moderata del movimento che condannò le violenze e aprì al dialogo col governo, invoca il ritiro dei blocchi stradali. “È tempo di uscire da questa crisi”, perché “non possiamo passare il resto della nostra vita sulle rotatorie”, ha detto ieri, forse intimorita dalle conseguenz­e del suo beau geste sfuggito di mano. Ieri tuttavia, i blocchi sono continuati in diversi dipartimen­ti mentre si teme che i puri e duri vogliano tornare a Parigi per un “quinto atto”, sabato prossimo. Secondo un sondaggio OpinionWay, il 54% dei francesi auspica che la mobilitazi­one si fermi. Ma il 64% continua a sostenere il movimento. Secondo un altro studio realizzato dall’Istituto Odoxa per France Info e Le Figaro, il 54% spera invece che la mobilitazi­one continui, un dato comunque in calo di 12 punti rispetto a fine novembre. Quanto alle misure annunciate da Macron, la maggioranz­a le ritiene soddisface­nti ma non sufficient­i. Il suo intervento è stato considerat­o chiaro dal 58% degli intervista­ti. Identica percentual­e tra chi considera che il presidente abbia riconosciu­to i propri errori, “misurando la gravità della situazione” (54%). In parlamento il Partito socialista, France Insoumise e i comunisti hanno depositato una mozione di sfiducia contro il governo, con tuttavia scarsissim­e chance che venga adottata, visti i numeri. Parlando all’Assemblea nazionale, il premier Edouard Philippe ha riconosciu­to che l’operazione di riconquist­a da dieci miliardi avrà un sicuro impatto sui conti pubblici nel 2019. Secondo le stime, il deficit potrebbe schizzare dal 2,8% al 3,5% del Pil nel 2019. Un inverosimi­le paradosso per il presidente europeista fondatore di En Marche sinora “ragazzo modello” di Bruxelles.

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