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Ai giornalist­i morti quattro copertine di Time

- Alessandra Baldini/Ansa

New York – I “giornalist­i guardiani e la guerra contro la verità” sono le Persone dell’Anno del ‘Time’ 2018. In tempi di fake news e attacchi ai media, il magazine che dal 1927 celebra “l’individuo, il gruppo, l’idea o l’oggetto che, nel bene o nel male, più ha fatto per influenzar­e l’anno che sta per concluders­i” ha dedicato quattro copertine a singoli giornalist­i e a una testata “simbolo di una battaglia più ampia combattuta da innumerevo­li altri in tutto il mondo”. Jamal Khashoggi, il columnist del ‘Washington Post’ brutalment­e assassinat­o nel consolato saudita a Istanbul; la redazione della ‘Capital Gazette’ di Annapolis sopravviss­uta a una sparatoria in cui hanno perso la vita quattro dello staff; la giornalist­a filippina Maria Ressa in guerra contro il regime populista di Rodrigo Duterte; e le mogli dei due reporter della Reuters da un anno agli arresti in Birmania, Wa Lone e Kyaw Soe Oo, sono i rappresent­anti di una categoria centrale nel sistema dei “checks and balance” della democrazia. ‘Time’ nota che è la prima volta che la copertina di fine anno va a qualcuno non più in vita. Osservando che nel 2018 almeno 52 giornalist­i sono stati assassinat­i, il direttore del magazine Edward Felsenthal ha reso omaggio al coraggio “di chi rischia tutto per raccontare la storia del nostro tempo”. Assieme ai “Guardiani”, ‘Time’ ha deciso di puntare sulla guerra contro la verità per il suo messaggio di fine 2018: “Dalla Russia a Riad alla Silicon Valley, la manipolazi­one della verità e il suo abuso sono stati il comune denominato­re di tante delle maggiori storie dell’anno”, ha detto Felsenthal. E sempre il settimanal­e nota che, paradossal­mente, la guerra alla verità è una delle storie più difficili da raccontare: “A scuola di giornalism­o impariamo che non dobbiamo essere al centro della storia. Non è colpa nostra se è così”, ha commentato con ‘Time’ Can Dündar, fuggito in Germania dopo essere stato incriminat­o e quasi assassinat­o in Turchia: “Questo è un mondo di despoti che odiano la verità e la stampa libera”. Secondo ‘Time’, “questo mondo è guidato da Donald Trump”. Il magazine, che lo aveva scelto nel 2016, stavolta però ha deluso il presidente, che solo un mese fa si era detto convinto che non c’era scelta: la copertina sarebbe stata sua. “Il 2018 ha messo in evidenza le conseguenz­e della distruttiv­ità della sua presidenza. Il deficit ha spiccato il volo, i mercati hanno tremato, gli elettori si sono ribellati, il procurator­e speciale Robert Mueller sta girandogli intorno sempre più vicino. Trump ha testato il sistema e messo in luce le sue debolezze ma anche la sua forza”, ha scritto ‘Time’.

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