Sul Patto Onu deciderà il Parlamento
Respinta invece una mozione che chiedeva di non siglare l’intesa sulla migrazione
Tocca al Parlamento, e non al Consiglio federale, decidere se firmare o meno il Patto dell’Onu sulla migrazione. Dopo gli Stati, ieri anche il Consiglio nazionale ha accolto – con 121 voti a 70 – una mozione in tal senso. Entrambe le Camere hanno invece respinto un’altra mozione che chiedeva di non siglare l’intesa. Stando al Parlamento, il Patto – che lunedì è stato firmato da 164 Paesi a Marrakech – deve essere trattato in modo approfondito dalle Camere. Dal canto suo, il Consiglio federale – che in Marocco non era presente proprio perché voleva aspettare l’esito dei dibattiti parlamentari – potrà esporre quali conseguenze avrà l’intesa, non vincolante giuridicamente, sulla politica migratoria elvetica e come intende applicarla. La quasi totalità del dibattito si è svolta la settimana scorsa. Ieri si è espresso unicamente il consigliere federale Ignazio Cassis, secondo cui il Patto è conforme alla politica migratoria portata avanti dalla Confederazione ed è nell’interesse della Svizzera. Rinunciare all’accordo, invece, nuocerebbe all’immagine della Confederazione e danneggerebbe le relazioni bilaterali con certi Paesi, ha sottolineato il ‘ministro’ degli esteri. L’intesa conferma inoltre la gestione autonoma della migrazione da parte dei singoli Stati. Cassis ha poi ricordato che il governo presenterà un rapporto dettagliato sulla soft law (leggi giuridicamente non vincolante) e sul relativo ruolo del Parlamento in questo ambito. In generale, la decisione iniziale del governo di firmare il Patto è conforme alle norme in vigore, ha spiegato Cassis, ricordando che le competenti commissioni sono state consultate. Diversi deputati avrebbero voluto che il Consiglio federale semplicemente non firmasse il Patto dell’Onu sulla migrazione. Thomas Aeschi (Udc/Zg) aveva infatti depositato una mozione in tal senso. Ieri, però, anche il Nazionale – con 104 voti contro 90 e una astensione – l’ha respinta. Durante i dibattiti, gli esponenti dell’Udc avevano infatti criticato il contenuto dell’intesa, affermando che rende più facile la migrazione: non considera la popolazione, che è costretta a subire la migrazione non desiderata. Non per niente la lista dei Paesi che rinunciano a firmarlo continua ad allungarsi, aveva affermato Michaël Buffat (Udc/Vd). Insomma, l’intesa ha fatto parecchio discutere i deputati: il Patto non parla delle cause, come la corruzione, all’origine della migrazione, aveva ad esempio sostenuto Hans-Peter Portmann (Plr/Zh). Non sarà forse vincolante giuridicamente, ma genera un impegno politico, aveva affermato da parte sua Marco Romano (Ppd/Ti). Per questo motivo è opportuno che il Consiglio federale informi il Parlamento sulle implicazioni nella politica estera che un’adozione del Patto avrebbe. Respingendo la mozione Aeschi, il ticinese aveva ricordato che «la nostra democrazia prevede che prima si dibatta, poi si decida sul contenuto».