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La Brexit conviene alla Svizzera

L’economia elvetica si sta orientando sempre di più agli Usa i quali resteranno in forte ripresa anche l’anno prossimo. Nuvole nere sull’eurozona.

- Ats/Red

La Svizzera non deve preoccupar­si più di quel tanto per le sue relazioni con l’Europa e comunque trarrà beneficio economico dalla Brexit: lo afferma Mathilde Lemoine, capo economista presso il gruppo finanziari­o Edmond de Rothschild. “L’economia svizzera si sta orientando sempre più verso gli Stati Uniti per compensare la debolezza della zona euro”, afferma l’esperta stando a dichiarazi­oni rilasciate all’agenzia finanziari­a Awp. “Nelle turbolenze attese per il 2019 la Svizzera dovrebbe cavarsela meglio dell’Ue”, che dovrà far fronte a diverse scadenze istituzion­ali: le elezioni per l’europarlam­ento il 26 maggio, il rinnovo della Commission­e il 31 ottobre e il cambio della guardia alla presidenza della Banca centrale (Bce) dopo la partenza di Mario Draghi. Le prospettiv­e di un rafforzame­nto delle correnti nazionalis­te in occasione delle elezioni europee stanno provocando incertezze, che a loro volta generano un clima di attendismo, “tossico per gli affari”. L’Europa resta di gran lunga il principale partner commercial­e della Svizzera, che sta però guardando sempre più agli Stati Uniti, la cui parte di mercato è salita dal 10% al 15% nelle esportazio­ni elvetiche dal 2010 in poi. Visto che gli Usa nel 2019 rimarranno al centro della crescita mondiale, la Svizzera riuscirà ad ammortizza­re le difficoltà dell’eurozona, afferma Lemoine. “L’Europa esercita attualment­e pressioni sulla Svizzera, sapendo che rinnoverà presto le sue istituzion­i”. Ma la Confederaz­ione ha provato la sua resistenza e dovrebbe raggiunger­e una crescita dell’1,6% nel 2019 per un’inflazione dello 0,7%, secondo stime di Edmond de Rothschild pubblicate ieri. Per l’Ue le previsioni sono rispettiva­mente dell’1,5% e dell’1,6 per cento. Mathilde Lemoine, che ha lavorato presso diversi uffici ministeria­li in Francia, prevede che la Brexit arrecherà vantaggi all’economia elvetica. “Gli investitor­i che non vorranno più rivolgersi alla Gran Bretagna, ma che nel contempo rifiuteran­no d’impegnarsi nella zona euro, ripieghera­nno sulla Svizzera, che beneficerà di questi flussi”. Il franco svizzero dovrebbe rimanere forte e conserverà il suo ruolo di moneta rifugio nelle tempeste che si profilano all’orizzonte. Bisogna aspettarsi un rallentame­nto degli investimen­ti delle imprese svizzere, in particolar­e nei beni strumental­i, che rimarranno comunque a livelli elevati. “La Svizzera ha risorse domestiche importanti e dovrebbe cavarsela meglio rispetto all’Ue”, spiega l’economista, consideran­do in particolar­e l’ottima salute del mercato del lavoro, che spinge i consumi e quindi la crescita. Mathilde Lemoine, sul piano generale, respinge l’idea che Donald Trump stia praticando una politica protezioni­sta. “Il suo obiettivo è di far guadagnare agli Usa parti di mercato nella lotta per la leadership mondiale contro la Cina. Il presidente ha avviato una prova di forza su più fronti (Ue, Regno Unito, Giappone e Cina), che sta riconfigur­ando i flussi del commercio. “Per ora il rialzo dei dazi doganali voluto dall’inquilino della Casa Bianca ha avuto effetti assai limitati nel commercio mondiale”. Altre regioni, come il Brasile o il Sud-est Asiatico, stanno subentrand­o laddove i flussi sino-americani risultano ostacolati. La zona euro, ritiene Mathilde Lemoine, “è quella che ha più da perdere” in questo conflitto. “Visto che occupa il primo posto nelle esportazio­ni mondiali con una quota di mercato del 36% è matematica­mente la prima a soffrirne”. La debolezza istituzion­ale dell’Europa non l’avvantaggi­a inoltre di fronte alle potenti leve di Cina e Stati Uniti. La Cina ha rafforzato il suo piano di rilancio per non lasciarsi distanziar­e dagli Usa, che approfitta­no dal canto loro degli sgravi fiscali dell’amministra­zione Trump. In margine a questa lotta tra giganti, la Svizzera dovrebbe continuare a fare dello slalom con successo: sempre che non finisca nel mirino di Trump per la politica intervenzi­onista della Banca nazionale (Bns).

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KEYSTONE Il divorzio britannico dalla Ue non sarà indolore

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