Semafori, stavolta è luce verde
Dopo il mancato quorum dello scorso 18 giugno, il rapporto Pini-Badasci è tornato ieri in parlamento, con successo. È un addio al concetto di rotonda.
Quarantanove a favore, ventisette contrari, sette astenuti: la semaforizzazione sulla Cadenazzo-Quartino si farà, seppur al secondo tentativo. Il rapporto redatto da Nicola Pini (Plr) e Fabio Badasci (Lega) sulla semaforizzazione del tratto, e relativa rimozione delle rotonde, per alleggerire la criticità del traffico su quel tratto è tornato in Gran Consiglio ieri, raccogliendo quella maggioranza qualificata che era mancata al termine della votazione dello scorso 18 giugno. Al primo tentativo, si ricorda, 44 voti – due in meno di quanto richiesto – non erano bastati. Un risultato che aveva aperto la strada a tre mozioni, inaugurate da quella di Giorgio Pellanda (Plr), affinché si rivotasse sul tema in nome di quella che, comunque, si riteneva una chiara maggioranza. Mozioni accolte (tra l’integrale e il parziale) lo scorso 4 novembre. In aula, prima della votazione, il capo del Dipartimento del territorio Claudio Zali ha aggiornato sulle tempistiche, slittate a causa della ripresentazione: «Delibera degli appalti entro l’autunno 2019 e partenza dei lavori all’inizio del 2020, per un costo di 3,3 milioni di franchi con un 10 per cento di approssimazione, in più o in meno, compresi i costi di rimozione». Positiva la prima reazione di Paolo Caroni, presidente della Commissione intercomunale dei trasporti del Locarnese (Cit): «Abbiamo sempre affermato che questa proposta ha un senso e che va vista come una soluzione ponte in attesa della realizzazione del collegamento autostradale tra Locarnese e Bellinzonese. I tempi per la futura galleria saranno lunghi e quindi questa soluzione si giustifica; oltretutto è tecnicamente attuabile e appare finanziariamente sostenibile». Funzionerà? «Tecnici e specialisti l’hanno concepita, studiata, valutata attentamente e sperimentata con simulazioni. Diamo loro fiducia e auspichiamo che possa portare a un netto miglioramento».
Per gli scettici è un cerotto
Resta invece lo scetticismo del Gambarogno. Il sindaco Tiziano Ponti: «Abbiamo dubbi, seppur non avvalorati da elementi concreti. Confidiamo che gli specialisti del traffico ci abbiano visto giusto e che arrivino miglioramenti reali. È comunque un cerotto in attesa della messa in galleria dell’A2-A13». E se si creeranno problemi per gli abitanti delle frazioni gambarognesi sul Piano? «Sono sicuro che il Dt manterrà le promesse di apportare le necessarie correzioni e di trovare i compromessi per soddisfare le diverse esigenze, anche quelle dei gambarognesi».
Locarnesi e non locarnesi
«Non sono le mie opinioni, ma quelle dell’ingegnere del traffico che ci ha assistiti. A ogni altro ingegnere, compresi quelli presenti qui oggi, massima libertà di pensarla diversamente». Così Zali al termine del dibattito aperto da Pini, relatore del rapporto, per il quale «il Piano di Magadino è cambiato e un contesto mutato impone soluzioni diverse». Stringato Pellanda (Plr), che se lo scorso giugno si era appellato ai non locarnesi «per solidarietà», oggi si è rivolto invece ai locarnesi, «per il bene dei fruitori della strada, operai e lavoratori incolonnati in un traffico non insopportabile». Critico Marco Passalia (Gruppo Ppd Generazione giovani), riportando l’auspicio del Gran Consiglio a che questo doppio voto sia un «modo di procedere confinato a circostanze eccezionali e non ricorrenti», consigliando «di contarci, la prossima volta, per non votare due volte». Nel motivare la minore incidentalità delle rotonde e l’aumento del traffico esposto nel rapporto – «le statistiche parlano di un decimo di quanto si dice nel messaggio» –, il socialista Bruno Storni vede sempre nel trasporto pubblico l’unica soluzione credibile al problema. Semaforo verde, dunque. Sempre che il Ppd di Cugnasco-Gerra, come anticipato in serata dalla Rsi, non lanci sul tema un referendum...