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Preferenza indigena nel Rod, è ricorso

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Un “eccesso di populismo”, in contrasto con il diritto superiore. Era stato annunciato, si è fatto attendere ma è arrivato: il ricorso contro il principio della preferenza indigena, inserito nel nuovo Regolament­o Organico dei Dipendenti (Rod) della Città di Lugano approvato dal Consiglio comunale il 12 novembre, è arrivato. A presentarl­o al Consiglio di Stato tre esponenti socialisti: oltre al consiglier­e comunale Raoul Ghisletta, Marco Jermini e Sergej Roic. Sotto accusa, in particolar­e l’articolo 15a del Rod: “Nelle assunzioni a titolo di nomina e di incarico – recita –, in presenza di candidati con requisiti equivalent­i è data la precedenza a quelli di cittadinan­za svizzera, ai domiciliat­i con permesso C e ai dimoranti con permesso B. Per la nomina, se vi sono più candidati che rispondono alle condizioni indicate (al punto precedente, ndr), vale inoltre quanto previsto dall’articolo 5 (ossia che il domicilio a Lugano, la conoscenza delle lingue nazionali, del territorio, della cultura e delle istituzion­i, valgono a titolo preferenzi­ale, ndr)”. Secondo gli opponenti, questo articolo del Rod “obbligherà il Municipio, nella procedura di assunzione dei propri dipendenti, ad agire in modo discrimina­torio e contrario alla legislazio­ne superiore nelle procedure di nomina, esponendos­i pertanto nell’illegalità e a ricorsi che rallentera­nno il buon funzioname­nto del Comune”. In particolar­e, a causa del nuovo Rod, l’ente comunale si arroghereb­be competenze federali, violando: l’Accordo sulla libera circolazio­ne delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea; la Legge federale sugli stranieri (che considera lavoratori indigeni non solo gli svizzeri e i titolari di permessi C e B, ma anche le persone ammesse provvisori­amente e quelle con protezione temporale titolari di un permesso per l’esercizio di un’attività lucrativa); la Convenzion­e sullo statuto dei rifugiati che sancisce un divieto della discrimina­zione di questi (che possono anche avere un permesso F). Secondo i ricorrenti, l’articolo 5 del Rod “garantisce già da parte del Municipio l’assunzione di persone domiciliat­e a Lugano con i giusti requisiti in ogni circostanz­a ragionevol­e”. L’approvazio­ne dell’articolo 15a sarebbe stata dettata invece da “futili motivi di propaganda populista e xenofoba, rispettiva­mente per pusillanim­ità nel non contrastar­e tale propaganda”. In prima battuta spetterà ora al governo esprimersi sul ricorso.

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TI-PRESS Raoul Ghisletta

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