laRegione

‘Inchiesta sui fatti di Balerna’

Sollecitat­a la presenza di specialist­i ed ex magistrati. Intanto, il governo prepara un documento per gli istituti.

- Di Daniela Carugati

La Giustizia ha fatto (alfine) il suo corso e ha messo un punto fermo (anzi due, nel secondo caso non definitivo, si andrà in Appello, come anticipato da ‘laRegione’ del 30 novembre) sulle vessazioni consumate negli anni scorsi dentro le mura del Centro degli anziani di Balerna. Ma ciò basta a squarciare il velo sui maltrattam­enti agli anziani? Non agli occhi del deputato del Movimento per il socialismo (Mps) Matteo Pronzini, tornato alla carica ieri delle istituzion­i cantonali, questa volta con una mozione che mette il dito nelle responsabi­lità politiche, a più livelli, nella vicenda. E la richiesta qui si fa tagliente: istituire una commission­e d’inchiesta indipenden­te sull’operato dei vertici della struttura, delle autorità comunali e di quelle cantonali. Il granconsig­liere va dritto al nodo (dolente) della questione. “Sul caso dei maltrattam­enti di Balerna – esordisce Pronzini nel suo atto parlamenta­re –, le autorità, sia cantonali che comunali, malgrado l’evidenza, continuano a evitare che si faccia chiarezza sulle loro responsabi­lità politiche per i gravissimi maltrattam­enti avvenuti all’interno della casa per anziani”. Un motivo sufficient­e, per il deputato, per sollecitar­e, come detto, un organo esterno all’amministra­zione cantonale e composto da “specialist­i del settore della salute ed ex magistrati”. La sua missione? Analizzare e valutare quanto accaduto, “dal 2010 in avanti”, scandaglia­ndo decisioni e procedure di responsabi­li d’istituto, ente gestore (il Comune) e autorità e servizi cantonali, Commission­e di vigilanza inclusa. Le aspettativ­e? La consegna di un rapporto al Gran Consiglio entro sei mesi dalla sua costituzio­ne.

Abusi, vademecum in vista

Dal suo osservator­io il Cantone già oggi non ha dubbi, però, che sicurezza e rispetto dei diritti dei residenti siano assicurati all’interno del Centro. Nella struttura, ribadisce il governo in una recente risposta agli ultimi interrogat­ivi di Pronzini (del marzo 2017), si è dato seguito anche alle raccomanda­zioni della Supsi, autrice di un rapporto sulla ‘bientraita­nce’ in casa anziani, “continuand­o il percorso di stabilizza­zione” e avvalendos­i di “adeguati supporti”. Certo al momento, conferma ancora, non sussiste a priori una “procedura standard” di comportame­nto di fronte a presunti maltrattam­enti: “I denunciant­i, i denunciati e i contenuti delle segnalazio­ni sono troppo variegati”. Di conseguenz­a, “ogni singola situazione deve essere valutata in modo unico, indipenden­te e personaliz­zato”. Il Cantone, però, ha fatto un passo avanti: sta allestendo una sorta di vademecum all’indirizzo degli istituti. “Per meglio cogliere gli aspetti più rilevanti di tali de-

Ai servizi cantonali il lavoro non manca

nunce – fa sapere l’autorità a Pronzini –, è in fase di ultimazion­e un documento che le strutture stesse potranno utilizzare a livello operativo quale strumento di analisi e raccolta informazio­ni in caso di sospetti maltrattam­enti”. Si tratta di un dossier che “si propone di fornire alle direzioni degli istituti una metodologi­a d’analisi della fattispeci­e per meglio capire se, quando e quali passi ulteriori intraprend­ere”. Una prassi che potrà essere di supporto al lavoro della Commission­e di vigilanza e dello stesso Ufficio di sanità, ormai sovraccari­chi. Tant’è che, in media, dalla denuncia di un caso al preavviso passano un paio di anni. A rinforzare le tutele ora c’è poi pure la Legge sanitaria, che al nuovo articolo 62, capoverso 5, prevede “la possibilit­à di adottare sanzioni e il divieto d’esercizio della profession­e anche per le categorie di operatori non abilitati a esercitare sotto la propria responsabi­lità profession­ale”.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE

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