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Stop ai cassonetti in piazza Collegiata

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di Camilla Molo, avvocato che difende la Società bancaria ticinese

Segue da pagina 12 Ma almeno i sacchi rimangono sul marciapied­e una manciata di ore, fino al loro ritiro da parte degli addetti comunali. Cosa succederà invece con i cassonetti interrati una volta pieni? I sacchi verranno comunque accatastat­i tutt’intorno in “bella” vista e ben più a lungo di quanto succede oggi. Non solo. Durante i mesi estivi la giacenza prolungata porterà in superficie poco invitanti effluvi. Ma a prescinder­e da quale sia la situazione più decorosa per il centro città, è l’ubicazione a lasciare basiti. L’Ufficio dei beni culturali (Ubc, si legge, si è opposto alla posa più a nord dei cassonetti perché troppo vicini alla chiesa. Bene. Ma questo non è l’unico edificio tutelato della piazza: al pari della chiesa, Palazzo Bruni, sede della Società bancaria ticinese, è bene protetto di interesse cantonale sia nella parte moderna sia in quella secentesca, così come la facciata di Casa Chicherio e i suoi busti. Ci si domanda quindi come mai l’Ubc non abbia battuto ciglio quando si è proposta l’ubicazione a pochi metri di distanza, giusto in faccia ad altri monumenti protetti. Quanto dichiarato dal capouffici­o Simonetta Biaggio-Simona, la quale peraltro ammette che i cassonetti nel centro storico andrebbero evitati, non ha né capo né coda. Sembra piuttosto che l’Ubc e la città stessa abbiano adottato due pesi e due misure. La scelta poi di applicare la procedura prevista dalla Legge sulle strade, che, guarda caso, non prevede l’avviso ai confinanti, la dice lunga sull’agire del Comune. La procedura edilizia, che invece stabilisce la notifica diretta ai proprietar­i interessat­i, non è stata nemmeno presa in consideraz­ione. Ma sui cavilli procedural­i sarà la giustizia a decidere. Rimane il fatto che nessuno è stato personalme­nte avvertito della decisione di posa dei cassonetti, né tanto meno dell’inizio dei lavori. Il progetto non è neppure stato segnalato con modine e picchetti come previsto dalla legge. Il risultato è che in pochi giorni è stato sbarrato il marciapied­e e le ruspe hanno scavato una fossa di notevoli dimensioni nel bel ciottolato di piazza Collegiata. E questo proprio quando, da poco, erano stati posati i nuovi sanpietrin­i. L’agire del Comune ricorda la filosofia Keynesiana della spesa governativ­a come stimolo per l’economia. Nel caso del New Deal si scavavano (inutili) buche per poi farle nuovamente riempire, mentre nella “Nuova” (New) Bellinzona si posano ciottoli per poi rimuoverli. Keynes avrebbe apprezzato, i contribuen­ti di Bellinzona forse no. Nel frattempo, a seguito della decisione del Pretore, il cantiere è stato bloccato e si attende anche la decisione del Consiglio di Stato, al quale la Società bancaria si è pure rivolta. La giustizia ha però tempi lunghi e si avvicina il periodo natalizio. La ricorrente, per amore della città, ha acconsenti­to che il Comune richiuda il buco, liberando la piazza da transenne e ramine che delimitano la fossa. Si tratta di una soluzione provvisori­a volta a preservare la bellezza architetto­nica e il valore culturale che si stanno cercando strenuamen­te di proteggere. Le copiose manifestaz­ioni di solidariet­à e sostegno espresse in questi giorni da numerosi bellinzone­si dimostrano che si sta andando nella giusta direzione e che piazza Collegiata e la sua salvaguard­ia stanno a cuore ai cittadini. Affaire à suivre.

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