laRegione

(Dis)sapori natalizi

- Di Elda Pianezzi, scrittrice

Dicembre è un mese di festeggiam­enti conditi di abbuffate e spasmodich­e ricerche di regali perennemen­te inadatti. E anche di mercatini natalizi che, presenti ovunque, sanno attirare i visitatori con la loro atmosfera un po’ kitsch. Dietro all’immagine zuccherosa si nasconde però talvolta una dura realtà commercial­e. Ne sanno qualcosa i gestori delle bancarelle di Zurigo: non solo pagano gli spazi espositivi a caro prezzo e faticano a smerciare i prodotti a causa della forte concorrenz­a, ma in due dei principali punti nevralgici natalizi (stazione centrale e Niederdorf) vengono esclusi (…)

Segue dalla Prima (...), o quasi, dalla vendita dei prodotti più redditizi, il vin brûlé e le altre bevande alcoliche calde. Ad accentrare su di sé questo commercio è la CP9, ditta organizzat­rice di entrambi gli spazi. Stephan Dübi, che ne è presidente del consiglio d’amministra­zione, si giustifica spiegando che la vendita di cibo e bevande va limitata per non trasformar­e i mercatini in squallidi punti di ristoro senza alcuna magia. Certo, lui del Natale se ne intende, visto che con esso ci campa. Lo stesso è infatti anche membro del comitato direttivo e addetto stampa della società “Weihnachte­n in Zürich” che coordina le attività marketing e Pr legate agli eventi natalizi zurighesi, e per di più presiede il consiglio d’amministra­zione della ditta Harbour House, concession­aria unica delle bancarelle che alla stazione vendono bevande alcoliche pronte al consumo. A Bellevue la situazione è simile, ma la ditta organizzat­rice “Schöne Bescherung” è meno invisa ai gestori delle bancarelle, che possono affittare gli spazi anche solo per una settimana. Nel rilascio delle relative licenze l’autorità cittadina è vaga: al contrario di quanto succede con i mercati rionali settimanal­i, dove sono assegnate direttamen­te ai singoli, in quelli di Natale, poiché considerat­i manifestaz­ioni, vengono date in blocco a società organizzat­rici. Per partecipar­e all’appalto si presenta un progetto in tema natalizio “sia dal punto di vista della merce venduta che delle decorazion­i scelte” e si spera in una decisione del tutto arbitraria. Forse il Comune dovrebbe rivedere i propri criteri così che i piccoli commercian­ti non vengano schiacciat­i dalle imprese appaltatri­ci, che su di loro speculano. Ciò non salverebbe lo spirito del Natale, inquinato da business e materialis­mo, ma costituire­bbe comunque un piccolo passo nella giusta direzione. Con lo stesso spirito ci si potrebbe, per esempio, ricordare degli uomini che vivono isolati nei boschi attorno alla città. Sono circa una decina e durante le feste non hanno mercatini né bicchieri fumanti di vin brûlé, tutt’al più la visita degli assistenti sociali per attestarne il grado di salute. Come afferma il direttore della divisione del dipartimen­to sociale “Sicurezza, intervento e prevenzion­e”, per loro l’inverno e il Natale non fanno molta differenza: sanno affrontare freddo e solitudine accettando il mondo per quello che è.

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