Anno nuovo, rimborsi vecchi
Il 2018 si chiude con il colpo di scena: 29 a 29 sul rapporto di maggioranza. A pesare il cambio di strategia della Lega.
La ciliegina sul panettone casca pochi minuti dopo le 20, quando il voto di entrata in materia sul rapporto di maggioranza si chiude in parità (29 a 29, un astenuto). Molti dei presenti sgranano gli occhi. Il verdetto della presidente Pelin Kandemir Bordoli è senza appello: «La legge prevede che in caso di parità l’oggetto venga rinviato alla prossima seduta». Così è. Buone feste e tanti saluti a quell’auspicato “punto” alla questione dei rimborsi spesa dei consiglieri di Stato. Son quegli eventi che ti portano a sospettare (o riconfermare) l’esistenza di forze mistiche. Nulla succede per caso e la verità è che anche un Gran Consiglio spaccato esattamente a metà (non c’era il tutto esaurito, va pur detto...) è frutto di scelte singole. Potremmo citare quella di Matteo Pronzini, che aveva annunciato non si sarebbe espresso sui rapporti, perché «o si inizia una procedura per chiedere la restituzione dei soldi oppure è solo una sceneggiata a cui io non ho intenzione di partecipare». Coerentemente, dopo che il plenum a maggioranza ha respinto la pretesa di risarcimento da lui avanzata (leggi sotto), ha quindi fatto fagotto e non ha espresso alcun voto. Riferiamo poi anche dei tre deputati leghisti che in Commissione della gestione avevano sostenuto il rapporto di maggioranza (Daniele Caverzasio, Michele Guerra e Fabio Badasci), per poi metterci un bel pallino rosso ieri in aula (come il resto del gruppo, benché era stata annunciata la libertà di voto dei deputati del movimento di via Monte Boglia). Sulla schermata del pareggio manca pure il voto di Franco Denti, che per i Verdi ha lavorato nella Sottocommissione finanze incaricata di fare luce sull’intero dossier, e che dal pulpito ha difeso il lavoro svolto invitando i colleghi al loro «senso di responsabilità». Quanto c’è nel rapporto di maggioranza «è quello che abbiamo documentato – aggiunge Denti –, tutto il resto è foffa». Come spiega il relatore Fabio Bacchetta-Cattori (Ppd), al netto dei «pasticci» e delle «contraddizioni», nel suo rapporto sono indicate «le uniche raccomandazioni possibili dal profilo giuridico e tecnico». Ergo: la restituzione dei rimborsi per le spese del telefono da luglio 2018 a oggi. Contrari i socialisti, i quali avevano presentato un rapporto di minoranza a firma di Henrik Bang con cui si invitano i consiglieri di Stato a restituire gli stessi rimborsi già dal 2013 in avanti: «Il nostro è un appello al senso civico dei ministri in virtù della parità di trattamento con i cittadini comuni». Se l’entrata in materia si fosse compiuta secondo copione, col via libera al rapporto Bacchetta-Cattori, allora il plenum avrebbe dovuto esprimersi sugli emendamenti Ppd, che sol-
lecitano il ritorno dei rimborsi spese telefoniche già a partire dal novembre 2011. Altro elemento che probabilmente ha indotto la Lega a rivedere la sua strategia in aula. Ciò detto, non resta che dedicarci al panettone citato in entrata. Poi il 21 gennaio si tornerà al voto (senza le due ore di discussione che l’hanno preceduto, stabilisce la legge [e il buon senso]) ma forse con qualche elemento in più. Nel frattempo infatti la Commissione della gestione si chinerà sulla posizione dell’ex cancelliere, ieri lasciata per un attimo in ‘stand-by’ e su cui, dopo il decreto di non luogo a procedere del pg Andrea Pagani, i deputati intendono comunque vederci più chiaro. Ad accomunare rapporti ed emendamenti c’è la critica all’aumento di stipendio accordato a Gianella nel 2013.