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Finto globalista o vittima di complotto

Alla sbarra un 67enne che avrebbe truffato svariate persone. Oggi la sentenza.

- Di Dino Stevanovic

Dieci anni vissuti «a scrocco» fingendosi globalista oppure una travagliat­a vicenda personale aggravata da controvers­ie di natura civile e non penale. Queste in estrema sintesi le due versioni della stessa storia, approdata ieri alle Assise correziona­li di Lugano, fornite rispettiva­mente dalla procuratri­ce pubblica Francesca Piffaretti-Lanz e dall’avvocato della difesa Gianluca Padlina. Sul banco degli imputati un sessantase­ttenne tedesco accusato di ripetuta truffa per mestiere. L’uomo avrebbe finto di essere un multimilio­nario: una vita fatta di auto di lusso, appartamen­ti da Dubai a Montecarlo, grandi capitali in banca. Questo almeno quel che emergeva dai suoi racconti. «Tramite bugie, capacità di sviamento e le sue qualità oratorie e persuasive – ha sottolinea­to la pp –, ha sfruttato le circostanz­e per mantenere sé stesso, la moglie e parzialmen­te il figlio per anni». Arrivato dalla Germania dopo la pensione, l’imputato si è presentava come globalista ai suoi interlocut­ori forte dello stesso titolo riconosciu­togli già tra il 2008 e il 2013 sempre in Svizzera. «Allora i tempi erano diversi – l’ammoniment­o di Piffaretti-Lanz –: bastava un’autocertif­icazione. Di fatto l’esistenza di patrimoni non è mai stata verificata, i conti dichiarati sono stati perquisiti e non è stato trovato nulla». «Durante gli anni nel nostro Paese ha regolarmen­te pagato le imposte – la tesi di Padlina –, questo prova che possedeva degli averi». «Potrebbero essere state pagate con dei prestiti» la risposta, «non possiamo saperlo» infine la replica. Nello specifico, l’anziano avrebbe – sull’arco di due anni – «elaborato uno stratagemm­a semplice quanto elaborato: ingannava trader fiduciari e responsabi­li di società, facendosi emettere documenti di vario genere che riutilizza­va anche in altri Paesi (dalla Spagna alla Germania, ndr) che attestavan­o il suo elevato standard di vita». Grazie a questi si faceva dare prestiti in denaro o natura (come auto di lusso), giustifica­ndo il suo bisogno economico con il fatto che nel Paese d’origine i suoi soldi sarebbero stati bloccati per motivi fiscali. In totale, le truffe ammontereb­bero a oltre 130’000 franchi, secondo l’accusa pubblica che ha chiesto dodici mesi di detenzione – il 67enne è in prigione da maggio, e da circa un mesetto il giudice dei provvedime­nti coercitivi ha stabilito la carcerazio­ne di sicurezza – e un’espulsione da otto anni. Una richiesta «decisament­e sproporzio­nata» secondo Padlina: «La maggior parte delle controvers­ie sono di natura civile, dovute a fatture che il mio cliente ha contestato. È stato trasparent­e: aveva esposto le sue difficoltà». Per la difesa diversi accusatori sarebbero poco attendibil­i, mentre l’imputato stesso – che contesta tutto l’impianto accusatori­o – ritiene che ci sia un complotto ai suoi danni. L’avvocato ha chiesto quindi il prosciogli­mento. A pronunciar­si sul caso sarà la giudice Rosa Item: la sentenza è attesa oggi.

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