laRegione

Faloppia: ‘Colpa di una azienda tessile’

Individuat­a sul lato italiano la fonte dell’inquinamen­to avvenuto l’estate scorsa

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Sono stati gli scarichi di una grossa ditta tessile a causare l’inquinamen­to del 13 luglio scorso nel torrente Faloppia. Una società, segnalata alla Procura di Como, che nel frattempo ha chiuso i battenti. Come dire che sul versante ambientale oggi non si corrono più rischi. Ma cosa succedeva? «Questa azienda caricava in misura oltre il consentito gli scarichi di lavorazion­e da depurare nell’impianto di Ronago», a parlare è Paola Bassoli, responsabi­le del Servizio acque e Servizio risorse territoria­li all’amministra­zione provincial­e di Como. Per la parte italiana sarà lei la figura di riferiment­o designata per facilitare e velocizzar­e il contatto fra i due lati del confine e di conseguenz­a anche la gestione di eventi emergenzia­li. I suoi ‘alter ego’ sul fronte ticinese sono Mauro Veronesi, a capo dell’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigi­onamento idrico del Dipartimen­to del territorio, e Francesco Quattrini, segretario della Regio Insubrica. Ci saranno pure loro al tavolo tecnico operativo di monitoragg­io, di cui è attesa la prima riunione. Una scelta strategica messa a punto il 27 novembre scorso a Mezzana, in occasione dell’incontro del Gruppo qualità delle acque. Adesso non resta che passare all’azione. Sprone la volontà di evitare che episodi del genere – come nel caso della candeggina che ha procurato la moria nel Faloppia questa estate – si ripetano. Un obiettivo che da questa parte del valico è stato ribadito forte e chiaro anche di recente dal capodicast­ero Ambiente di Coldrerio Matteo Muschietti e dal sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni (cfr. ‘laRegione’ del 6 dicembre). Nell’inquinamen­to di luglio a contribuir­e a contenere i danni è stato lo stesso depuratore di Ronago, che ha diluito il cloro. Impianto in passato finito nel mirino, ma ora oggetto di interventi mirati appena ultimati. «È stato potenziato il trattament­o delle acque da pioggia – ci spiega Paola Bassoli –. In questo modo si evita lo scolmo di acqua non trattata, che prima dei lavori finiva nel Faloppia. La situazione è destinata, poi, a migliorare ulteriorme­nte con l’inizio di altre opere». Quali? «Il rifaciment­o dei collettori dei Comuni che gravitano sul depuratore. Un intervento che consiste nella sostituzio­ne delle tubature, vetuste». I Comuni interessat­i sono Ronago, Faloppio, Gironico, Parè, Drezzo, Uggiate Trevano e Bizzarone. «Negli ultimi mesi è stato fatto un grosso lavoro, oltre che sui Comuni pure sulle aziende, che continuano a conferire al depuratore. L’unico rischio deriva dagli scarichi abusivi. Combatterl­i è difficile», conclude. D’altra parte ne va, richiama il capo dell’Ufficio cantonale Mauro Veronesi, della salubrità dell’acqua di superficie ma pure di falda. «Un aspetto, questo – ci conferma –, che abbiamo fatto presente alle autorità italiane. L’alveo del Faloppia, ad esempio, taglia delle zone di protezione delle acque sotterrane­e: lì infatti c’è la captazione del Pozzo Prà Tiro. Ogni volta che capita qualcosa c’è apprension­e. Il rischio di infiltrazi­oni esiste». M.M./D.C.

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