Due omaggi a Renato Martinoni
In occasione dell’anniversario del congedo dall’insegnamento universitario
Una raccolta miscellanea di saggi dedicati e una pubblicazione sulla densa lista di titoli del professore di Minusio
Che valore ha ancora oggigiorno la carta, la parola scritta? Vale la pena continuare a dedicarsi agli studi umanistici in un’era in cui tutto passa velocemente dagli schermi di un tablet, di un telefonino o di un computer? Sono queste le domande a cui ha cercato di dare una risposta il professor Pietro Gibellini in occasione della presentazione, lo scorso 27 ottobre, della miscellanea ‘Sentieri di carta’, di cui è curatore con Paolo Parachini. Il volume è offerto a qualcuno che della parola scritta ha fatto il lavoro di una vita: Renato Martinoni, già professore di Lingua e Letteratura italiana all’Università di San Gallo e di Letteratura comparata a Ca’ Foscari di Venezia. L’occasione è un compleanno e un momento importante nella vita di un ricercatore, studioso, divulgatore, traduttore e docente: il congedo dall’insegnamento universitario. Quindi per festeggiare il professore emerito di Minusio sono uscite dall’editore Salvioni di Bellinzona due raccolte, complementari tra di loro: la prima, già citata, contiene ventuno contributi di amici e colleghi accademici svizzeri e italiani; la seconda, intitolata ‘Il lago, il mare e la montagna’, è curata dalle collaboratrici della Cattedra della Hsg. Vediamo da vicino i contenuti dei due testi.
I due volumi
‘Sentieri di carta’ è articolato in tre parti: Paesaggi letterari, Martinoni docente e scrittore e infine Omaggi d’artisti. Il primo tema e, naturalmente, il titolo dato alla miscellanea, vogliono rispecchiare una delle tante passioni dello studioso ticinese: la letteratura di viaggio. I contributi qui raccolti spaziano dal Cinquecento con Machiavelli (A. Riklin), al Settecento, secolo prediletto dal festeggiato, con Muratori (C. De Michelis) e il ticinese Giampietro Riva (C. Carena) fino ad arrivare al Novecento con Giuseppe Zoppi (R. Castagnola). Tre articoli si soffermano sulla poesia novecentesca, altro periodo importante per Martinoni: si inizia con la poetessa crepuscolare Lalla Vicoli Nada (G. Oliva) continuando con il poeta dialettale Nino Pedretti (P. V. Mengaldo) per giungere ai versi di Sebastiano Vassalli (G. Tesio). Trova inoltre spazio un’analisi sul legame di Ceronetti con la Svizzera (M. Vercesi) e un testo sui soprannomi dialettali ticinesi (M. Frasa). In un ulteriore saggio vengono indagate nuove etimologie (O. Lurati) e in un altro ancora sono ricordate alcune parole verzaschesi perdute o disusate (G. Pedrojetta). Uno scritto sulla geografia della bella Valle Verzasca (F. Bianconi) contribuisce a illustrare, oltre all’incipit dell’Albero genealogico di Piero Bianconi, il retroterra familiare di Martinoni. Chiude infine la prima rubrica un interessante censimento, offerto da Paolo Bernasconi, dei recenti appuntamenti legislativi sul rispetto dei diritti umani in Svizzera. Nella sezione incentrata su Martinoni quale docente e scrittore troviamo il ricordo di Arnaldo Benini sugli anni dell’insegnamento, la bella intervista curata da Sabina Geiser Foglia, il contributo di un collega, Pietro Beritelli, e un altro di Pietro Gibellini sull’ultimo volume di narrativa di Martinoni: Ceramica e inchiostro. Non possono mancare, in conclusione, tre omaggi di artisti: dell’architetto Mario Botta e dei poeti dialettali Franco Loi e Luciano Cecchinel. Completa il tutto la lunga e nutrita bibliografia di Martinoni, compilata da Giulia Fanfani. La seconda raccolta ripercorre invece la densa lista dei titoli dei volumi pubblicati da Martinoni, riportando, oltre alle copertine delle opere, i testi delle recensioni più rappresentative, firmate da personalità del mondo culturale ticinese e grigionitaliano e da scrittori e studiosi italiani. Nelle ultime pagine trova posto la lezione di commiato, intitolata ‘Ciao San Gallo!’. Le dolci lacrime di un italianista. Le materie umanistiche hanno ancora molto da offrire a chi volesse occuparsene. Bisognerebbe tuttavia sempre ricordarsi, come ci avverte lo stesso Renato Martinoni, che «il futuro sta nel dialogo fra le discipline, non solo nella specializzazione»; «non si può parlare di cultura, di letteratura, di poesia senza aprirsi verso il mondo».