Orban cancella la Storia
Budapest – Cancellate Nagy: era un comunista. Il consolidamento ideologico del regime di Viktor Orban passa per una damnatio memoriae che non poteva non colpire anche Imre Nagy, eroe della rivolta ungherese del 1956, la cui statua è stata rimossa all’aba di ieri dalla piazza del Parlamento a Budapest. Impiccato dai comunisti agli ordini di Mosca nel 1958, Nagy ha pagato per la seconda volta, sessant’anni dopo, l’essere stato comunista, crimine imperdonabile per gli ideologi del nuovo corso ungherese. “Abbiamo ricostruito con successo la piazza del Parlamento. L’ultimo tassello sarà la ricostruzione del monumento delle vittime del terrore rosso. Così la piaga delle statue comuniste sarà sanata per sempre”, aveva annunciato alcuni mesi fa il presidente del Parlamento Laszlo Kover, ideologo di Orban, in una riunione di partito. In molti avevano così subodorato che il riferimento era alla statua di Imre Nagy, leader della rivoluzione antisovietica del 1956, perché il monumento a cui accennava Kover sorgeva prima della Seconda guerra mondiale proprio nel punto della piazza dove nel 1996, centenario della nascita, la statua di Nagy fu eretta. Un affronto da sanare al più presto, e definitivamente, per Orban e la sua corte che hanno definito Nagy “uno dei comunisti peggiori”, accusandolo di essere stato agente e collaboratore del Kgb sovietico durante lo stalinismo. Mentre nella memoria storica degli ungheresi Nagy fu un martire della rivolta, dopo essere stato, nel 1945, il ministro comunista dell’Agricoltura che ordinò la distribuzione dei latifondi agrari fra i contadini. Nel 1989 un giovane Orban iniziò la sua carriera politica con un memorabile discorso proprio sulla tomba di Nagy, esaltandone le gesta...