laRegione

Il lusso, per pochi

- Di Simona Arigoni Zuercher, candidata Mps al Consiglio di Stato

Si facciano due calcoli, per onestà e chiarezza: in pochi anni il Cantone ha risparmiat­o 160 milioni sulle spalle dei disoccupat­i, delle famiglie e di chi non arriva a fine mese. Globalment­e dal 2011 sono stati investiti 29,5 milioni in meno nelle misure di ri- lancio dell’occupazion­e. A cui si aggiungono 3,13 milioni l’anno grazie al “congelamen­to” delle indennità supplement­ari di disoccupaz­ione votate all’unanimità dal Gran Consiglio 3 settimane prima delle elezioni cantonali 2015 (strana concomitan­za di periodo) e mai entrate in vigore. Tagli e risparmi pure sugli assegni integrativ­i e di prima infanzia (Api/Afi) per un totale di 45,7 milioni dal 2015 e sui sussidi per la cassa malati per 84,5 milioni (oltre 29’000 in meno erogati rispetto al 2014). Insomma, mentre sempre più persone sono in difficoltà a pagare alloggi, cassa malati e a vivere dignitosam­ente, governo e maggioranz­a del parlamento fanno campagna sfoggiando un bilancio in nero, come il futuro che ci si presenterà presto all’orizzonte. A causa di questi tagli nel so- ciale i beneficiar­i di assistenza sono aumentati del 12,7% in un solo anno, il lavoro è sempre più introvabil­e, a meno di accettare salari “frontalier­i” con cui nemmeno ci si paga un alloggio. In compenso la maggioranz­a avrà avuto “la soddisfazi­one” di aver accontenta­to aziende come la Kering, sotto inchiesta per evasione fiscale in Francia e in Italia per più di 1,3 miliardi di euro, e i super-ricchi, concedendo loro sgravi fiscali per ulteriori 52,5 milioni. Sembra impossibil­e, quasi grottesco, leggere la risposta all’interpella­nza di Matteo Pronzini (proprio lui, che dà fastidio perché non molla nemmeno di un centimetro, mai) sugli introiti delle aziende nel settore della moda: 40 milioni in totale è quello che la tanto decantata “moda ticinese” porterebbe alle casse del Cantone, pari al 2% delle entrate fiscali globali! Valeva davvero la pena tagliare aiuti alle persone nel bisogno per concedere regali fiscali a grandi gruppi internazio­nali che rischiano di andarsene appena non potranno più approfitta­re dei nostri vantaggi fiscali? Avremmo potuto usare le risorse per sostenere le economie ticinesi, i disoccupat­i e le famiglie rilanciand­o anche la domanda interna anziché usare maquillage contabili e portare sul lastrico un Cantone che, diciamolo onestament­e, di festeggiam­enti natalizi non se ne può permettere.

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