Chiamatela ‘pista Paris’
Il 29enne di Merano ha ‘domato’ e vinto per la seconda volta di fila la Stelvio. Terzo Beat Feuz, ora leader della specialità.
Bormio – Doppietta azzurra sulle nevi della pista ‘Stelvio’, teatro della quarta libera stagionale, in campo maschile: ha vinto Dominik Paris, al terzo successo a Bormio, il secondo di fila, davanti al connazionale Christof Innerhofer, che dieci anni fa vi ottenne la prima vittoria della carriera. Ottimo terzo posto per Beat Feuz, balzato al comando della classifica di specialità. Per l’elvetico è il terzo podio in quattro discese fin qui disputate (ha vinto a Beaver Creek ed è giunto terzo in Val Gardena). Su un tracciato ghiacciato, Feuz non è mai stato in lizza per la vittoria, ma ha comunque fatto valere il suo fisico nella parte finale, portando a termine una prova che gli vale il primo podio in Valtellina. Lo scorso inverno fu quarto, in passato, per contro, non riuscì mai a portare a termine la gara. «Mi sono lasciato alle spalle le due discese per me più difficili (l’altra è quella di Val Gardena, ndr). Il mio avvio di stagione può dirsi molto soddisfacente», ha dichiarato il bernese, vincitore dell’ultima Coppa del mondo di specialità, il quale guarda con ottimismo al prossimo impegno, il Lauberhorn. Sulla pista che in assoluto predilige, il 29enne Dominik Paris è stato autore di una discesa magistrale, lui che sulle nevi valtellinesi vinse un anno fa e nel 2012 (in carriera vanta ora dieci successi in Coppa del mondo, nove nella libera). Talmente bene la conosce e la ‘domina’, che vien da chiedersi quale sia il segreto di Paris sulla ‘Stelvio’. «Non credo che ci sia un segreto – spiega il campione di Merano a ‘laRegione’ –. È un tracciato che conosco molto bene, questo sì. So dove si può fare la differenza, ed è già un bel vantaggio, ma non basta: la discesa la devi pur sempre portare a termine, facendo bene quello che hai preparato nella testa».
‘La Stelvio è una pista molto impegnativa. Nella parte finale comanda la testa perché ormai le gambe bruciano’.
Cosa le piace così tanto, di questa pista? È un po’ rock come lei? «Beh, forse un po’ sì – risponde Paris divertito – . È sicuramente molto impegnativa e difficile. Gli sci tendono a sbattere costantemente. Bisogna tenere la linea, ma non troppo, altrimenti si frena. È un tracciato tecnico, complicato. L’ultimo tratto è molto faticoso. Le gambe ‘bruciano’, non rispondono quasi più. Un po’ di forza rimane, ma nell’ultima parte della pista è la testa a comandare».
Doppietta italiana, doppia gioia. «Bellissimo. Una doppietta azzurra in casa nostra... Un Natale perfetto». E se ora ribattezzassero questa pista ‘pista Paris’? «Ah (sorride, ndr), ma affinché ci sia una decisione del genere, devo ancora vincere tantissime volte».
Elvetici fuori dai dieci
Fuori dai dieci gli altri svizzeri in lizza: i migliori sono stati Mauro Caviezel e Niels Hintermann, 13esimi ex aequo a 1’’91 da Paris. Più lontani Gilles Roulin (20esimo a 2’’55), Carlo Janka (a 3’’07) e Patrick Küng (a 3’’77).
Deludenti anche due tra i protagonisti più attesi della vigilia, il norvegese Aksel Lund Svindal e l’austriaco Max Franz, appaiati al nono posto, a 1’’71 dal vincitore. Oggi gli uomini dello sci salutano il 2018 con il superG, sempre a Bormio. SME