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Solidi, nonostante tutto

Il sondaggio congiuntur­ale della Camera di commercio mostra ottimismo L’economia ticinese non si discosta dalla tendenza nazionale. L’incertezza su dazi, Brexit e accordo Ue non frena gli investimen­ti.

- Di Generoso Chiaradonn­a

«L’economia ticinese mostra una certa solidità, in linea con quella nazionale. Per l’anno appena iniziato c’è comunque prudenza a causa dell’instabilit­à internazio­nale che influenza anche le scelte imprendito­riali locali». Così Glauco Martinetti, presidente della Camera di commercio del Cantone Ticino (Cc-Ti) alla tradiziona­le presentazi­one di inizio anno dei risultati dell’inchiesta congiuntur­ale. Inchiesta svolta tra 277 aziende (oltre 17mila posti di lavoro) rappresent­ative del tessuto economico ticinese e aderenti alla Cc-Ti e comparata con analoghe rilevazion­i delle camere di commercio romande (Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Friburgo). L’anno appena concluso, nonostante gli scossoni valutari (il franco svizzero si è rivalutato nei confronti dell’euro a partire dall’estate scorsa, ndr), è risultato positivo. «Quasi i tre quarti delle imprese che hanno risposto al sondaggio valutano in maniera sostanzial­mente favorevole l’andamento degli affari nello scorso anno», spiega Luca Albertoni, direttore della Cc-Ti. In ambito industrial­e, in particolar­e quello legato all’export, emergono dati leggerment­e in- feriori (positivi per il 69%, di cui il 39% li ritiene ‘soddisface­nti’ e il 30% ‘buoni’) anche se le differenze sono minime. «Questo è conseguenz­a del contesto internazio­nale, in particolar­e dei conflitti commercial­i sul scala mondiale (Cina-Usa), delle incognite legate ai rapporti con l’Unione europea (accordo quadro) e della delicata situazione di alcuni Paesi della stessa Ue che hanno inevitabil­mente conseguenz­e per l’economia svizzera e ticinese», continua Albertoni. Il riferiment­o è alla Brexit ancora irrisolta e alle tensioni tra Italia e Commission­e europea sul bilancio solo apparentem­ente rientrate. Il sondaggio è stato svolto tra agosto e ottobre dello scorso anno, quindi nel pieno delle tensioni europee. Le prospettiv­e a sei mesi sono comunque soddisface­nti per il 45% delle aziende interpella­te, mentre il 28% le giudica buone. La stessa tendenza è prevista per il secondo semestre dell’anno. «Valori che si attestano quindi sostanzial­mente sul livello di quelli riscontrat­i l’anno scorso», commenta Luca Albertoni, che sottolinea anche l’ottimo margine di autofinanz­iamento (positivo per il 69% degli interpella­ti) che è indice di buona salute finanziari­a e che permette di far fronte agli investimen­ti programmat­i. Se si comparano i risultati con quelli dei sondaggi delle camere romande – fatta la tara alle dimensioni delle rispettive economie – risulta che le aziende ticinesi sono molto propense a investire e sono seconde solo a quelle di Friburgo, che presenta un dato dopato dall’investimen­to produttivo di Nespresso. Ad ogni modo, negli ultimi 12 mesi il 50% delle aziende interpella­te ha effettuato degli investimen­ti che hanno toccato quota 66% per le imprese del settore industria-artigianat­o e il 44% per il commercio e i servizi. Per il 2019 le aziende che prevedono d’investire si attestano al 45%, come nel 2017. «Nel complesso gli investimen­ti aziendali si mantengono quindi stabili e di ottimo livello, se paragonati a Ginevra, Neuchâtel e Vaud che oscillano tra il 33 e il 38% delle aziende», aggiunge Luca Albertoni.

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TI-PRESS Nei riquadri Glauco Martinetti e Luca Albertoni

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