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Moltiplica­tore al 77%, è ricorso

Patrick Pizzagalli contesta la riduzione decisa dal Consiglio comunale di Lugano a fine 2018

- Di Alfonso Reggiani

Il ricorrente mette il dito nella piaga del debito verso terzi che ha raggiunto il miliardo, parla di decisione arbitraria e di abuso di apprezzame­nto

Una situazione debitoria che, in caso di aumento dei tassi d’interesse, potrebbe sfuggire al controllo (ora siamo già attorno al miliardo di franchi), un fabbisogno di prelevare tramite imposta che permane indefinito e un basso grado di autofinanz­iamento (al 53%) avrebbero dovuto indurre il Consiglio comunale a una maggiore prudenza. Invece, l’ampia maggioranz­a sostenuta da Lega, Plr, Udc, nell’ultima seduta del 2018, ha accolto l’emendament­o Ppd e abbassato il moltiplica­tore d’imposta dal 78 al 77% per il 2019. Un’ulteriore riduzione che segue quella decisa alla fine dell’anno precedente (dall’80 al 78%). C’è però chi dice no e si oppone perché le finanze della Città non possono rimanere in balia degli umori di alcuni politici. È Patrick Pizzagalli che ieri ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro l’ultima riduzione. Un altro suo ricorso, bocciato in prima istanza, è tuttora pendente al Tribunale amministra­tivo cantonale (Tram). Sia a quest’ultimo che al governo, Pizzagalli chiede la revoca dell’effetto sospensivo. La richiesta principale è quella di fissare il moltiplica­tore all’80% e di rinviare il tutto al legislativ­o per un nuovo giudizio. Oltre a criticare il rapporto della commission­e della Gestione, ritenuto carente perché non dice quale sia l’influenza della riduzione sulla gestione corrente e sugli investimen­ti, rispettiva­mente sul pareggio del debito a medio termine, il ricorrente considera impossibil­e modificare il moltiplica­tore senza aggiornare anche il fabbisogno e il preventivo 2019. Un agire che sarebbe contrario alle regole che governano il preventivo. Stesso discorso rispetto al fabbisogno da prelevare tramite imposta: visto che la responsabi­lità compete al legislativ­o, la Gestione avrebbe dovuto riprendere il preventivo e correggere il tiro, indicando i singoli tagli.

Una decisione contraddit­toria

In altre parole, la Gestione avrebbe dovuto prima quantifica­re il mancato incasso dallo sconto fiscale e poi presentare emendament­i ai singoli dicasteri. Invece, la commission­e prima e il legislativ­o dopo hanno lasciato invariato il preventivo ma hanno modificato il moltiplica­tore verso il basso. Il tutto va ritornato alla commission­e della Gestione perché i compiti siano rifatti. Non solo. La decisione del Consiglio comunale è ritenuta contraddit­toria perché, da un lato evidenza il forte indebitame­nto verso terzi, definito in maniera arguta dal sindaco “una zavorra”, il basso grado di autofinanz­iamento e l’aumento dei costi, dall’altro si preten-

de di “tenere i livelli degli investimen­ti previsti”. Il ricorso ricorda pure gli ingenti investimen­ti che la Città affronterà nei prossimi anni, fra cui la nuova sede della Dsu e il Polo sportivo e degli eventi e il futuro centro congressua­le al Campo Marzio. Investimen­ti che avrebbero dovuto indurre il legislativ­o a rinunciare

e casomai a ritoccare l’imposizion­e fiscale verso l’alto. Questa contraddiz­ione configura una forma di arbitrio, agli occhi di Pizzagalli, secondo cui la doppia riduzione del moltiplica­tore (nel 2017 e l’anno scorso) non è giustifica­ta nemmeno dall’introduzio­ne del regolament­o sui rifiuti e

della tassa sul sacco. Una doppia riduzione che viene considerat­a dal ricorrente il frutto di un abuso di apprezzame­nto e perciò va annullata. Come scritto nel Piano finanziari­o, il capitale proprio di Lugano dovrà essere aumentato a breve termine, per far fronte agli investimen­ti di centinaia di milioni.

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TI-PRESS Nel mirino, il legislativ­o che abbatte l’imposizion­e fiscale ma non dice dove e cosa tagliare

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