Con Beckmann il Museo d’arte fa centro
Chi l’ha detto che certa arte (a prima vista più ‘ostica’) non sa parlare a un pubblico vasto? Il Museo d’arte di Mendrisio l’ha potuto toccare con mano con la sua ultima mostra, che chiuderà la prossima domenica 27 gennaio. A finire sotto le luci delle belle sale espositive ricavate dall’antico convento nel ‘cuore’ del Borgo i lavori di Max Beckmann (Lipsia 1884 - New York 1950). Ovvero un artista che si è misurato con la pittura, la grafica e la scultura, restituendo opere “inquietanti, enigmatiche e sensuali” che mettono alla prova chi le guarda; un testimone della storia, che ha attraversato la sua vita. Stando ai numeri, in ogni caso, la proposta del Museo è riuscita a conquistare i visitatori con i suoi 30 dipinti, 17 acquarelli, 80 grafiche e 2 sculture. «In effetti – ci dice il direttore Simone Soldini –, sta andando molto bene. Il riscontro è davvero positivo, sia da parte del pubblico che della critica, d’arte in particolare. Soprattutto in Italia la mostra ha ricevuto una buona accoglienza, poi, sui massimi giornali nazionali». Di che essere soddisfatti. «Non solo, abbiamo raggiunto lo scopo. Abbiamo avvicinato la figura di Beckmann, conosciutissimo a Nord delle Alpi, al mondo culturale italiano. Insomma, la mostra ha pienamente colto nel segno». Un successo che premia Mendrisio e il suo Museo. In fondo, l’ultima esposizione significativa sull’artista risale al 1996, alla Galleria nazionale d’arte moderna a Roma. «Certo, per la Città è stato quasi un evento eccezionale – ammette Soldini –: quello di Beckmann è un nome che può essere tranquillamente affiancato a Picasso o Henri Matisse». Non a caso affrontarlo non è stato semplice. «È stato un esercizio con un coefficiente di difficoltà assai alto, ma di successo – tiene a far sapere il direttore –. Allestendo la mostra, infatti, siamo riusciti a creare un filo temporale e discorsivo armonioso all’interno degli spazi. Chiaro, questa non vuole essere una grande retrospettiva, ma una mostra completa sull’opera dell’artista sì. E già questo è un gran bel risultato». Che pubblico avete avuto? «Ticinese, ma non solo visto che si è superata la soglia locale delle 1’500-2mila entrate. I visitatori sono arrivati dalla Svizzera interna e dall’Italia. Anche le scuole, va detto, hanno risposto bene: abbiamo registrato almeno una quarantina di visite guidate, nel solco del percorso didattico messo a punto dal Museo per ragazzi dai 6 anni al liceo».