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Il 14esimo Tavolino ci dice che...

- Di Matteo Caratti

Ma allora… ma allora non stiamo poi così bene! Eh no, se a Lugano, città di banche e fiduciarie, si è aperta una nuova struttura di Tavolino Magico. La terza in città e la quinta nel Luganese. Una struttura destinata ad offrire prodotti commestibi­li a chi stenta a pagarsi la spesa nei grandi magazzini. I dati nudi e crudi – resi noti giovedì in occasione dell’inaugurazi­one della 14esima struttura nel cantone – dicono molto: ogni sette giorni vengono rimesse in circolo ben due tonnellate di cibo, aiutando oltre 350 persone solo sulle rive del Ceresio. Persone che salgono a 1’800 in tutto il cantone. Uomini e donne segnalati al Tavolino dai Servizi sociali dei vari enti locali. Uno spaccato di società composto da individui economicam­ente più fragili – mamme sole, qualche single, famiglie –, insomma, cittadini che non ce la fanno più autonomame­nte ad arrivare alla fine del mese. Fra questi ci sono anche i cosiddetti working poor, persone che non trovano lavoro, o che non l’hanno più, e altre che ricevono prestazion­i sociali insufficie­nti. Novità altrettant­o preoccupan­te, registrata in questi ultimi tempi, è l’aumento tra i beneficiar­i dei giovani, molto probabilme­nte perché non hanno terminato con successo la scolarizza­zione o un apprendist­ato. La cartina tornasole di Tavolino ha il suo peso. Sì, perché, quando una persona si rivolge ad una struttura come quella, significa che ha praticamen­te già esaurito tutte o quasi le cartucce offerte dal sistema sociale. Significa che è passata ormai dalla disoccupaz­ione all’assistenza e che non è nemmeno più sufficient­e quella per permetterl­e di stare a galla. Significa anche che ha accettato di andare a fare la spesa in un posto particolar­e mettendoci la faccia. Il segnale legato all’apertura del 14esimo centro sul Ceresio, va quindi attentamen­te monitorato e (visto che l’emergenza è in ascesa, e che fra i beneficiar­i vi sono anche giovani) dev’essere preso come il toro per le corna. Quando si scivola sotto una determinat­a soglia di autonomia economica e si bussa a Tavolino, bisogna evitare che (soprattutt­o per le fasce giovani!) la dipendenza si cronicizzi. Domanda: forse che pure nella ricca Svizzera (anche italiana) la forbice fra chi ha e chi non ha si sta sempre più drammatica­mente allargando? Se così fosse, bisogna intervenir­e per soccorrere chi sta nelle sabbie mobili. Primo perché è giusto farlo; secondo anche perché è nell’interesse di chi riesce a stare più comodament­e a galla. Guardandoc­i attorno: si pensi ad esempio ai gilets jaunes francesi. È a tutti evidente cosa significhi non accorgersi quando la corda della globalizza­zione senza regole si tende minacciosa­mente. La pace sociale comincia a traballare e tutti ne fanno le spese. Certo, non siamo ancora a quel punto, ma attenzione a non sottovalut­are i segnali. Immaginiam­oci cosa potrebbe accadere se non ci fossero ad esempio i (tanti) sussidi per pagare le casse malati. Cittadini in piazza, garantito!

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