Anche l’esecutivo ticinese è scettico sulle misure proposte da Berna
Anche alcuni Cantoni – al contrario del Consiglio federale e del parlamento – sono scettici nei confronti della trasposizione nel diritto svizzero della direttiva dell’Unione europea (Ue) sulle armi. Secondo la consigliera federale Karin Keller-Sutter un ‘no’ il prossimo 19 maggio potrebbe significare la fine dell’accordo di Schengen (cfr. articolo sopra). Ciò era già stato sottolineato durante i dibattiti parlamentari, ma non ha scoraggiato i contrari alla modifica legislativa: lo scorso 17 gennaio la Comunità di interessi del tiro svizzero (Cit) aveva annunciato di aver raccolto più di 125mila firme. Per la riuscita del referendum ne sarebbero bastate 50mila. Mercoledì scorso è poi terminata la procedura di consultazione sulla revisione parziale dell’ordinanza sulle armi, che contiene gli adeguamenti alla direttiva Ue. Nelle relative osservazioni scritte, il Consiglio di Stato ticinese si dice scettico su alcune modifiche normative proposte dal Consiglio federale: “Le misure aggiuntive volute dalla direttiva europea non apportano una plusvalenza concreta”, si legge. In particolare la nuova legge non andrà “a colpire i veri obiettivi [il terrorismo e l’utilizzo abusivo delle armi], bensì le persone che oggigiorno agiscono nella legalità”. Il governo ticinese è anche preoccupato per il possibile aumento degli oneri amministrativi: stima un incremento “considerevole” del carico di lavoro per la polizia cantonale, “in quanto bisognerà prevedere un importante aumento dei controlli preventivi ed effettivi”. Inoltre potrebbe essere necessario anche assumere nuovo personale. Se l’esecutivo ticinese si dice scettico solo su alcune misure e non su tutta la revisione di legge, il Consiglio di Stato turgoviese va invece oltre: “Non siamo d’accordo sulle modifiche proposte”, si legge nella sua presa di posizione. Anche il Canton Svitto respinge la revisione della legge, perché non servirà ad “evitare attacchi terroristici o ad aumentare la sicurezza”, ha indicato nelle sue osservazioni. E il risultato sarà solo più burocrazia e “più costi per tutti gli attori”. Anche altri Cantoni, come Appenzello Interno o Lucerna, si dicono scettici, ma accolgono la revisione per non mettere in pericolo l’accordo di Schengen. BARE