‘C’è da un po’, la pressione’
A Lugano è una serena vigilia post-derby. Chiesa: ‘Sarà una bella partita’.
Lugano – Sul ghiaccio, forse, stavolta c’è qualche sorrisino in meno del solito. «Ma è solo perché abbiamo pattinato tanto, e non c’era tempo per scherzare» dice, divertito, capitan Chiesa. Già, perché nel giovedì mattina che precede il derby, nei corridoi della Cornèr Arena il clima è di quelli distesi. Con Elvis Merzlikins che nel giorno di San Valentino si presenta in pista con un bastone ornato da un curioso nastro adesivo rosa tempestato di cuoricini stilizzati... «La mia ragazza? Macché, è stato Lapierre!» esclama il portiere bianconero, al termine di un allenamento in cui, oltre a Walker, Cunti e Wellinger («mi resta ancora una visita medica, ma settimana prossima dovrei riuscire a rientrare», anticipa il difensore numero 95), stavolta manca pure il febbricitante Klasen. «Senz’altro stiamo preparando questa sfida come se fosse uno scontro diretto – racconta Chiesa –. E sappiamo bene che di per sé non è decisiva, perché vincendola non saremmo qualificati, né, viceversa, perdendola saremmo fuori. Tuttavia, anche solo pensando al fatto che stiamo parlando di un derby, questa è per forza una sfida speciale. Così come direi che è bella la tensione che la precede, con tutto quell’interesse da parte del pubblico. Penso ad esempio a quando porto a passeggio il mio cane e – ride – la gente si avvicina e fa qualche battuta. Il mio auspicio è che questo sia un bello spot per l’hockey ticinese, e sono convinto che sarà una bella partita». Niente pressione, insomma. O, comunque, non più del solito. «La verità è che da un po’ di tempo noi ci troviamo sotto pressione, siccome dobbiamo vincerle, le partite. Ma direi che tutta quella tensione la stiamo gestendo molto bene, se penso alle ultime due uscite. Senza contare poi, che con due sole partite in quattordici giorni, ultimamente siamo riusciti a lavorare bene, preparandoci anche dal punto di vista fisico a quello che sarà un vero e proprio sprint». Uno sprint a cui arrivate partendo da due vittorie convincenti, condite addirittura da due shutout. «Non solo abbiamo ritrovato l’Elvis a cui ci eravamo abituati, ma in generale adesso tutti pensiamo a difendere, a differenza di prima. Direi che il principale punto di svolta è stato a Zurigo: di quella brutta, prima sconfitta con i Lions, nello spogliatoio abbiamo parlato a lungo, e tutti hanno capito che continuando a scendere in pista per vincere le partite cercando gol a valanga non saremmo andati da nessuna parte».