Ma gli ingressi sono crollati
Furono più di un milione e 600mila gli immigrati illegali fermati al confine meridionale degli Stati Uniti nel 2000. L’anno scorso, il loro numero è sceso a meno di 400mila. Un quarto. I dati ufficiali dell’Us Customs and Border Protection, l’agenzia federale per la protezione delle frontiere non bastano tuttavia a Donald Trump. Ai giornalisti che ieri lo incalzavano chiedendo di rivelare di quali fonti disponesse per parlare di “invasione”, il presidente ha risposto intimando loro di mettersi a sedere e di piantarla lì. D’altra parte, svanita nelle chiacchiere della propaganda la “carovana” che nei mesi scorsi mosse dall’Honduras verso il confine statunitense, stando ai media allineati sulle disposizioni della Casa Bianca una nuova fantomatica armata di migranti si starebbe dirigendo verso lo stesso confine. E per chi avesse ancora qualche dubbio sull’opportunità, prima che sulla liceità, della costruzione del Muro al confine meridionale, Trump ha invitato nel Giardino delle Rose alcune donne, vedove o madri di cittadini statunitensi morti al confine per mano delle gang. “Se non usi l’emergenza nazionale per questo per cosa la dichiari?”, ha detto Trump sfidando le obiezioni di stampa e opposizione. Mentre, rivolto in questo caso ai repubblicani contrari, ha aggiunto: “Non sono molti. A loro ricordo che se non hai un confine non hai un Paese”. Fatto sta che la retorica potrebbe non bastargli più quando dovrà risponderne ai giudici. La California e lo Stato di New York hanno già annunciato un’azione legale contro l’amministrazione Trump per la decisione di dichiarare l’emergenza nazionale al confine col Messico, stornando fondi dai loro obiettivi originari. Ma anche The American Civil Liberties Union ha annunciato che denuncerà il presidente. La sua dichiarazione, ha sostenuto l’Aclu è un lampante abuso di potere, ai danni degli americani e un attentato alla separazione dei poteri.