In fondo al mar...
Come abbiamo detto, il mimetismo si manifesta in più di un modo, non solo con la somiglianza dei colori a quelli dell’ambiente (omocromia) o con la somiglianza delle forme (omotipia) ma, come nel caso delle specie marine, anche imitando le forme e il movimento ricorrente dell’ambiente liquido che le circonda. Il pesce ago (Sygnathus acus) e il pesce trombetta (Aulustomus maculatus), grazie al loro aspetto filiforme, passano inosservati galleggiando e oscillando al ritmo delle correnti, proprio come i rami e gli steli delle gorgonie o delle praterie di posidonia e zostera che li ospitano. Stessa cosa fa il grazioso cavalluccio marino quando, aggrappato per la coda alle alghe o ai coralli, si dondola seguendo il moto ondoso. In mare, il mimetismo criptico si manifesta con le forme e le colorazioni più strane.
Pesci ‘mimetici’
Sono tantissimi! Ci sono i velenosissimi pesci pietra (praticamente indistinguibili dai coralli in cui si celano) e pesci scorpione, scorfani di mille forme e colori, razze a pois, sogliole dorate… Per non parlare di tutti quei pesci che presentano una doppia colorazione mimetica e che sono scuri nella parte superiore del corpo (per confondersi nel blu profondo se osservati dall’alto) e di color argento nella parte inferiore (per rendersi invisibili contro la superficie chiara dell’acqua ad un eventuale predatore che dovesse giungere dal basso).
Attenti al sosia!
Il blennide dai denti a sciabola è davvero un artista dell’inganno! Imita sia nei colori che nei movimenti l’innocuo pesce pulitore. Solo che, mentre quest’ultimo svolge un ruolo utile di pulizia liberando dai parassiti diverse specie di grandi pesci come murene, pesce chirurgo, labridi, il blennide dai denti a sciabola è un vero ingannatore. Quando, grazie alla somiglianza con il “vero” pesce pulitore, ottiene di avvicinarsi a un pesce più grande, non solo non fornisce nessuno dei “servizi” richiesti, ma addenta vorace brandelli di pelle, pinne ed altre parti del malcapitato “cliente”.
La granseola: granchio ‘marine’
Come un perfetto marine, la granseola (Maja squinado) si rende invisibile ricoprendosi il carapace con pezzetti di alghe e detriti vari. Ma sono i cefalopodi (seppie, polpi e calamari) i veri maestri nell’arte del trasformismo. Le loro capacità mimetiche (nonché la velocità con cui mutano colore) sono impressionanti. Il “gioco” riesce grazie a particolarissimi organi cutanei detti cromatofori che, al mutare degli stimoli ricevuti (di luce, colorazione del fondale, stati emotivi quali quiete, corteggiamento, paura, rabbia…), si contraggono o dilatano lasciando vedere meno o più pigmento in essi contenuto, regolando così il colore e l’intensità cromatica della pelle in una notevole gamma di tinte. In pratica, quando si gioca alle “belle statuine”, vincono sempre loro.
Galoppano i cavallucci!
Il Phyllopterix eques, o ippocampo foglia, vive al largo delle coste australiane fra gli immensi banchi di sargassi (le lunghissime alghe galleggianti da cui questo tratto di mare prende il nome), all’interno dei quali si nasconde all’occhio dei predatori grazie al suo sorprendente aspetto che riproduce in maniera perfetta, forme, colori, movimento del groviglio vegetale che lo ospita. Concludiamo con un pesce che durante l’evoluzione ha deciso di non puntare sui colori, ma sul non-colore: è il caso del pesce di vetro/pesce fantasma (Kryptopterus bicirrhis), per il quale la migliore tecnica di mimetismo è quella del non apparire. Questi Siluriformi sono famosi per la trasparenza corporea. Grazie alla mancanza di pigmento sono incolori e quindi poco visibili su qualunque tipo di sfondo. Insomma: perché doversi adeguare all’ambiente circostante, quando si può essere invisibili?