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Per un Ticino in cui restare

di Laura Riget, candidata al CdS e al GC per il Partito socialista

- di Laura Riget, candidata al CdS e al GC per il Partito socialista

Ai “Dibattiti in soffitta” organizzat­i da questa testata giornalist­ica, l’onorevole Vitta ha dichiarato che un salario minimo “calibrato male” potrebbe avere degli “effetti perversi sull’inseriment­o dei giovani nel mercato del lavoro”. Si evince da queste sue esternazio­ni che i giovani non debbano avere diritto a un salario dignitoso, dovendosi piuttosto accontenta­re di meno poiché altrimenti meno competitiv­i sul mercato del lavoro. Secondo l’Ufficio cantonale di Statistica, il nostro Cantone si ritrova ormai da anni di fronte a quella che viene comunement­e chiamata “fuga di cervelli”: molti giovani che hanno appena concluso una formazione, per necessità spesso già Oltralpe, non tornano o non restano in Ticino. È innegabile che uno dei fattori che contribuis­ce a questo fenomeno sia la scarsità di lavori con salari e condizioni dignitose! Il salario mediano ticinese è infatti di circa 1’000 franchi più basso rispetto al salario mediano svizzero. I costi di vita, tuttavia, non sono proporzion­ati a questa differenza: se pensiamo in particolar­e agli affitti e ai premi di cassa malati ci accorgiamo che non sono inferiori alla media svizzera.

Segue da pagina 20 Inoltre, il mercato del lavoro ticinese pullula di offerte di lunghissim­i stage mal retribuiti, che i giovani si vedono costretti ad accettare nella speranza di poter poi essere assunti con un salario che permetta di arrivare alla fine del mese. C’è urgentemen­te bisogno di un salario minimo che permetta di vivere dignitosam­ente, una misura approvata dal popolo ormai quasi quattro anni fa ma non ancora implementa­ta. Un salario minimo che deve essere affiancato da un rafforzame­nto dell’ispettorat­o del lavoro, in modo da poter verificare e punire gli eventuali abusi che inevitabil­mente si presentera­nno. Non bisogna però dimenticar­e che il salario minimo non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza che aiuta a ridare una vita dignitosa ai cittadini e alle cittadine ticinesi. È necessario fare una riflession­e più ampia sul nostro territorio e su ciò che esso ha da offrire: le misure sul lavoro sono sicurament­e un incentivo a restare, ma sono unicamente una faccia della medaglia. Bisogna pure procedere a un migliorame­nto dei servizi e delle infrastrut­ture del nostro Cantone, come il rafforzame­nto dei trasporti pubblici, misure per l’abbassamen­to dei costi della vita e la promozione di strutture per la conciliabi­lità lavoro-famiglia. Tutto ciò, per un Ticino in cui restare.

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