laRegione

Infermiere ai raggi ‘x’ della Procura

In arresto per presunti maltrattam­enti su pazienti, ad oggi non risultano altre ipotesi di reato

- Di Daniela Carugati

La Procura sta passando al setaccio l’agire profession­ale dell’infermiere dell’Obv arrestato per presunti maltrattam­enti su pazienti. La difesa: ‘Non risultano altre ipotesi di reato’.

La difesa precisa: ‘I capi di imputazion­e sono rimasti gli stessi’. All’Obv, dove lavorava, si attende l’esito dell’inchiesta.

Una carriera lavorativa passata letteralme­nte ai raggi ‘x’. Dal giorno della sua incarceraz­ione, all’inizio del dicembre scorso, la Procura ha messo sotto la lente l’agire profession­ale dell’infermiere finito sotto inchiesta per aver maltrattat­o almeno tre pazienti anziani dell’Ospedale regionale della Beata Vergine. L’uomo lavorava nel nosocomio di Mendrisio da ormai diversi anni, vantando un’esperienza ventennale. Il procurator­e pubblico Nicola Respini, che coordina l’indagine, non intende lasciare nulla al caso. Ad oggi, però, le ipotesi di reato contestate all’operatore sanitario sono le stesse che avevano portato al suo arresto: lesioni gravi (tentate), coazione, lesioni semplici e vie di fatto reiterate. Per ora non sembra, in effetti, risultare altro a carico dell’uomo. È la stessa avvocata che lo difende, Micaela Antonini Luvini, a confermarc­i che, a sua conoscenza, «non sono stati estesi i capi di imputazion­e. Al momento – ribadisce a ‘laRegione’ – non vi è nessuna comunicazi­one in tal senso». A sollevare la possibilit­à (declinando­la al condiziona­le) che l’infermiere abbia anche ‘accompagna­to’ alcuni malati in fase terminale alla morte è ‘il Caffè’ di ieri. La patrocinat­rice si limita a ricordare che la situazione risulta essere «complessa» e che sussistono ancora dei punti da chiarire. A suo avviso è, quindi, «grave» che a questo stadio delle indagini – non ancora giunte agli atti finali – siano trapelate delle indiscrezi­oni, di fatto, non corrette. Senza trascurare un altro aspetto, ci fa notare la legale, che è difficile provare un nesso di causalità fra quanto verrebbe addebitato all’imputato – l’aver ‘favorito’ la morte di pazienti – e l’esito finale dei suoi atti.

Eoc vincolato al silenzio

Unico dato di fatto, al momento, sono, come detto, le accuse che hanno condotto all’arresto dell’infermiere, un 40enne del Mendrisiot­to. Era stato lo stesso ospedale (e per esso l’Ente ospedalier­o cantonale, Eoc) a denunciare alle autorità competenti, e senza perdere un attimo di tempo, i “comportame­nti inadeguati” del dipendente non appena ne era venuto a conoscenza; attivando altresì controlli e verifiche interne. Di più oggi dall’Eoc non si concede. «La Procura – ci conferma il portavoce Mariano Masserini – ci ha ingiunto di non rilasciare informazio­ni in merito a questa vicenda. Vicenda sulla quale fin dall’inizio vi è una stretta collaboraz­ione con il Ministero pubblico».

Una situazione gravosa

Questa nuova storia dolente pesa, in ogni caso, come un macigno sul clima (anche

di tensione) che si respira dentro l’Obv. E accendere i riflettori dei media non aiuta. Lo stretto riserbo dell’inchiesta, poi, non rende facile gestire la situazione con il personale, rimasto sgomento da quanto accaduto, e con gli stessi degenti. Quei pazienti che anche ieri, letto l’articolo del domenicale, non hanno mancato di rivolgere

delle domande a chi lavora in ospedale. Quesiti ai quali lo staff cerca di dare una risposta, prodigando­si per mantenere un’atmosfera serena in una realtà, quella ospedalier­a, già delicata. Si è così deciso di posticipar­e pure la festa di commiato organizzat­a per il direttore Graziano Selmoni da una stretta cerchia di collaborat­ori. Da una comunicazi­one interna al nosocomio i destinatar­i hanno intuito fra le righe – non vi era infatti alcun riferiment­o esplicito – che questo non è il momento per le celebrazio­ni. A questo punto l’attenzione è tutta puntata sull’inchiesta penale, chiamata a fare piena luce sui fatti.

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TI-PRESS Posticipat­a anche la festa di commiato al direttore

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