Si è spenta la voce di Graziano Papa
Il 25 aprile avrebbe attraversato il traguardo del secolo di vita. Graziano Papa, però, se ne è andato prima. Quasi a voler evitare quell’appuntamento eccessivamente retorico. La notizia della sua morte, avvenuta mercoledì, si è saputa a funerali avvenuti (a porgergli l’ultimo saluto, sabato, solo le persone a lui più vicine). Un’uscita di scena in punta di piedi, la sua, dopo un’esistenza, lunga e ricca, durante la quale Papa è salito alla ribalta dell’opinione pubblica solo grazie ai suoi scritti e alle sue battaglie a salvaguardia dell’integrità dell’ambiente del ‘suo’ Mendrisiotto, ma non solo. Avvocato, uomo di lettere e sapiente conoscitore del nostro territorio e della sua storia, dietro a un’innata signorilità celava uno spirito pugnace per quelle che considerava delle cause giuste. Per svariati anni, dal 1970 al 2001, Graziano Papa è stato alla testa di Pro Natura. Ma si era battuto altresì per un ritorno alla origini dell’area dell’ex Saceba, scrollandosi dalle spalle definitivamente la polvere di cemento; e si era schierato dalla parte dei camosci del Generoso, al fianco dell’architetto Tita Carloni. Lo avevamo incrociato (di nuovo) idealmente sulle colonne de ‘laRegione’ – dove aveva condiviso volentieri negli anni i suoi pensieri – cinque anni orsono, in occasione del suo 95esimo compleanno. Un genetliaco che non avevamo voluto lasciar passare sotto silenzio. In quel caso ci era piaciuto porgergli gli auguri ricordando la sua ‘magnifica ossessione’ – si legga passione e attenzione – per la lingua italiana, il suo girovagare fra Monte Generoso e San Giorgio alla ricerca di specie botaniche rare – come non rammentare il suo ‘Erbe della foce’, 1993, o il volumetto sulla flora ferroviaria scritto dall’amico Ernesto Schick al quale aveva collaborato – e ancora il piacere che aveva nel ritrovare un mondo, agricolo soprattutto, che sta scomparendo. Nel dicembre 2012 Meride (allora Comune, oggi quartiere di Mendrisio) gli aveva conferito, a lui chiassese di nascita, la cittadinanza onoraria. Il paese (e il sindaco dell’epoca Pascal Cattaneo) l’aveva sentito come un dovere verso una persona che aveva contribuito a creare il Museo dei fossili e si era battuto per scongiurare progetti – un villaggio turistico al Serpiano, l’elettrodotto – che avrebbero ferito il monte. «Furono attenzioni suggerite da una mia abitudine di guardare un paesaggio nella sua concretezza, facendoci sopra qualche pensiero... », si schernì Papa. Oggi che la sua voce si è spenta, restano i suoi testi, i suoi ammonimenti, la sua memoria. Ai famigliari il cordoglio della redazione.