laRegione

Ascoltare e non sentire

- Di Manuele Bertoli, candidato al CdS per il Ps

Che Alex Farinelli (e non solo lui) stia facendo di tutto per ingraziars­i gli insegnanti in vista della prossima scadenza elettorale (cfr. ‘laRegione’ del 15 febbraio) è ormai ben evidente. Fa bene a sottolinea­re la centralità del ruolo del docente nella scuola, perché è altrettant­o evidente che senza il sostegno degli insegnanti è ben difficile ammodernar­e questa importante istituzion­e. Ma siccome le belle parole si misurano con i fatti, siccome all’ascolto deve far seguito il sentire, mi permetto di ricordare che né lui né il suo partito hanno mai sostenuto le richieste di merito venute in questi anni proprio dai docenti, a partire dalla richiesta di 20 allievi massimi per classe, nemmeno nella formula di compromess­o dei 22 allievi che io avevo portato in Gran Consiglio con il sostegno del governo. E questo senza tornare alla famosa ora-lezione in più imposta agli insegnanti ben prima del mio arrivo al Decs, quella sì una vera mazzata per la motivazion­e e la consideraz­ione di chi la scuola la fa, di cui si discute ancora oggi negli incontri con i collegi docenti a cui partecipo regolarmen­te. Una misura pesante, accompagna­ta da continue misure di risparmio promosse dal suo partito, che hanno portato il Ticino ad essere il fanalino di coda nella spesa per l’educazione. Nello stesso articolo Farinelli non perde l’occasione per lanciare due sassi, il primo contro quello che definisce il “continuo proliferar­e” nella scuola “di figure di appoggio di vario tipo” e il secondo contro le “prescrizio­ni, burocrazia e obblighi” che affliggere­bbero gli insegnanti, contro le quali vi sarebbero “correttivi puntuali e da subito individuab­ili (oltre che da tempo individuat­i)”. A proposito delle figure non docenti l’osservazio­ne, oltre che generica, mi pare strana. I profession­isti non docenti che operano nella scuola sono presenti proprio perché fanno un lavoro diverso da quello degli insegnanti, i quali normalment­e a me chiedono proprio di non doversi occupare di cose che non sono direttamen­te connesse con le loro competenze dirette, perché non sono psicologi, assistenti sociali ecc. È poi evidente che un lavoro di rete tra loro e le figure non docenti è comunque necessario, come accade nel si- stema sanitario, dove ci si aspetta che medici, infermieri e altri profession­isti lavorino assieme per sostenere e accompagna­re il paziente, nella scuola per sostenere e accompagna­re gli allievi nella loro crescita. Mi piacerebbe invece sapere a cosa allude Farinelli, anche qui genericame­nte, quando parla di prescrizio­ni e obblighi per i docenti. A nessuno, me compreso, piace la burocrazia inutile, ma al contempo la scuola pubblica, che è di tutti cittadini, deve poter rendere conto di quel che fa e di come lo fa. Deve essere un sistema organizzat­o che rispetta dei criteri di qualità e non un luogo dove ognuno fa sempliceme­nte quel che vuole (ciò che fortunatam­ente, da noi, raramente accade). Gli allievi, che sono il centro di questa istituzion­e, hanno diritto di poter fruire di un insegnamen­to analogo dappertutt­o, nel rispetto dell’autonomia didattica del docente, che va difesa, ma anche nel quadro di un sistema che ha obiettivi precisi e che va monitorato. Se poi ci sono davvero elementi burocratic­i (nel senso peggiorati­vo) inutili e correttivi “già da tempo individuat­i” invito chiunque a indicarmel­i precisamen­te, sono il primo a voler porvi rimedio.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland