Divise blu spalla a spalla
Addestrati gli agenti (insieme al Ceneri), adesso si guarda all’obiettivo finale: la lotta alla migrazione illegale e all’operato dei passatori
Sulla missione che è stata loro affidata non hanno dubbi: ingaggeranno una lotta alla migrazione illegale. E lo faranno «spalla a spalla», superando quella linea di valico che, di fatto, delimita il territorio operativo di ciascuno di loro. Auto delle Guardie di confine e volanti della Polizia di frontiera dal 13 marzo prossimo si muoveranno insieme attraverso l’area di confine fra Ticino e province di Como e Varese. E per sciogliere i dubbi quotidiani la trentina di agenti – 12 sul lato svizzero e 16 su quello italiano, formati ad hoc al Monte Ceneri – avrà sempre con sé una sorta di prontuario. In un certo senso quel libretto ha un che di ‘simbolico’, rappresentando un po’ il punto d’arrivo e al contempo di partenza di una collaborazione transfrontaliera che parte da lontano. Certo ci sono voluti sei anni dall’Accordo sulla cooperazione di polizia e doganale tra il Consiglio federale svizzero e il Governo della Repubblica Italiana dell’ottobre 2013. Ma ciò che conta, si fa capire oggi dal Palazzo delle Dogane con vista su Brogeda a Chiasso, è che adesso ci sono le basi legali per passare all’azione. Il momento è di quelli «importanti»: Christian Bock, direttore dell’Amministrazione federale delle dogane, da una parte, e il prefetto Massimo Bontempi, direttore della Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere, dall’altra, suggellano l’atto d’intesa. È fatta. Ora le pattuglie possono anche scaldare i motori. Ancora qualche giorno e sul terreno, nelle regione al confine di Como e Luino – ma le autorità italiane pensano di mutuare l’esperienza anche a Tirano – si vedranno in movimento uniformi con due tonalità di blu, ma un intento comune: «la sicurezza del territorio». In realtà, le guardie di confine hanno già sperimentato questa formula alla frontiera settentrionale, e in modo fruttuoso, assicura Bock. Ora ci si attende altrettanto a sud del Paese. «Le pattuglie miste – ribadisce il direttore delle Dogane – sono una misura efficiente e veloce. Sono convinto – insiste – che grazie alle pattuglie miste la nostra efficienza aumenterà, specialmente per quanto ri- guarda la lotta al traffico di migranti. Inoltre, queste operazioni congiunte ci avvicineranno come partner, il che avrà sicuramente un impatto positivo su altri settori della nostra attività». Anche sul versante italiano la data è da ricordare. «Questo è un piccolo inizio – annota il prefetto Bontempi –, del resto le risorse sono quelle che sono, ma l’idea è di espanderle in base all’esperienza sul terreno». La Polizia di frontiera, al pari dei partner, crede nella collaborazione a cavallo del confine. «Da anni – spiega il dirigente – cooperiamo in modo proficuo con i colleghi svizzeri come con i francesi, gli austriaci e i tedeschi. E riprenderemo il discorso pure con la Slovenia». Come dire che l’Italia è sempre pronta a farsi carico del controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea e di quelle interne. D’altro canto, pure sul fronte svizzero non si vuole lasciare la presa. È vero, concede Bock, oggi con l’avanzare della digitalizzazione – una nuova sfida dopo Schengen, rimarca –, oltre a una «presenza statica» si richiede una «elevata dinamicità», a cui non sfugge neppure il controllo del traffico delle merci. Ma ciò «significa che ci ritiriamo dal confine? Ripeto e sottolineo: no, al contrario», conferma in modo categorico. Guardando a questi ultimi dieci anni che separano dall’adesione allo spazio Schengen, il direttore dell’Amministrazione federale delle dogane traccia un bilancio positivo. All’epoca, ricorda, «vi erano alcune voci critiche che consideravano l’abbandono della presenza statica al confine un grande pericolo. Non voglio sbilanciarmi e affermare che queste voci siano completamente sbagliate. Con un certo orgoglio possiamo dire di aver superato con maestria questa sfida». E dicendolo si dichiara la consapevolezza di essere riusciti a fronteggiare l’ondata dei flussi migratori del 2015-2016, ma si lascia altresì intendere di essere preparati ad affrontare la maggiore libertà di movimento dell’economia. «Per dirlo più chiaramente – chiosa Bock –: chi non si comporta in modo onesto e corretto dovrà aspettarsi un controllo da parte nostra in qualsiasi momento». I pendolari del confine sono avvisati.