laRegione

Divise blu spalla a spalla

Addestrati gli agenti (insieme al Ceneri), adesso si guarda all’obiettivo finale: la lotta alla migrazione illegale e all’operato dei passatori

- Di Daniela Carugati

Sulla missione che è stata loro affidata non hanno dubbi: ingaggeran­no una lotta alla migrazione illegale. E lo faranno «spalla a spalla», superando quella linea di valico che, di fatto, delimita il territorio operativo di ciascuno di loro. Auto delle Guardie di confine e volanti della Polizia di frontiera dal 13 marzo prossimo si muoveranno insieme attraverso l’area di confine fra Ticino e province di Como e Varese. E per sciogliere i dubbi quotidiani la trentina di agenti – 12 sul lato svizzero e 16 su quello italiano, formati ad hoc al Monte Ceneri – avrà sempre con sé una sorta di prontuario. In un certo senso quel libretto ha un che di ‘simbolico’, rappresent­ando un po’ il punto d’arrivo e al contempo di partenza di una collaboraz­ione transfront­aliera che parte da lontano. Certo ci sono voluti sei anni dall’Accordo sulla cooperazio­ne di polizia e doganale tra il Consiglio federale svizzero e il Governo della Repubblica Italiana dell’ottobre 2013. Ma ciò che conta, si fa capire oggi dal Palazzo delle Dogane con vista su Brogeda a Chiasso, è che adesso ci sono le basi legali per passare all’azione. Il momento è di quelli «importanti»: Christian Bock, direttore dell’Amministra­zione federale delle dogane, da una parte, e il prefetto Massimo Bontempi, direttore della Direzione centrale dell’immigrazio­ne e della Polizia delle frontiere, dall’altra, suggellano l’atto d’intesa. È fatta. Ora le pattuglie possono anche scaldare i motori. Ancora qualche giorno e sul terreno, nelle regione al confine di Como e Luino – ma le autorità italiane pensano di mutuare l’esperienza anche a Tirano – si vedranno in movimento uniformi con due tonalità di blu, ma un intento comune: «la sicurezza del territorio». In realtà, le guardie di confine hanno già sperimenta­to questa formula alla frontiera settentrio­nale, e in modo fruttuoso, assicura Bock. Ora ci si attende altrettant­o a sud del Paese. «Le pattuglie miste – ribadisce il direttore delle Dogane – sono una misura efficiente e veloce. Sono convinto – insiste – che grazie alle pattuglie miste la nostra efficienza aumenterà, specialmen­te per quanto ri- guarda la lotta al traffico di migranti. Inoltre, queste operazioni congiunte ci avvicinera­nno come partner, il che avrà sicurament­e un impatto positivo su altri settori della nostra attività». Anche sul versante italiano la data è da ricordare. «Questo è un piccolo inizio – annota il prefetto Bontempi –, del resto le risorse sono quelle che sono, ma l’idea è di espanderle in base all’esperienza sul terreno». La Polizia di frontiera, al pari dei partner, crede nella collaboraz­ione a cavallo del confine. «Da anni – spiega il dirigente – cooperiamo in modo proficuo con i colleghi svizzeri come con i francesi, gli austriaci e i tedeschi. E riprendere­mo il discorso pure con la Slovenia». Come dire che l’Italia è sempre pronta a farsi carico del controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea e di quelle interne. D’altro canto, pure sul fronte svizzero non si vuole lasciare la presa. È vero, concede Bock, oggi con l’avanzare della digitalizz­azione – una nuova sfida dopo Schengen, rimarca –, oltre a una «presenza statica» si richiede una «elevata dinamicità», a cui non sfugge neppure il controllo del traffico delle merci. Ma ciò «significa che ci ritiriamo dal confine? Ripeto e sottolineo: no, al contrario», conferma in modo categorico. Guardando a questi ultimi dieci anni che separano dall’adesione allo spazio Schengen, il direttore dell’Amministra­zione federale delle dogane traccia un bilancio positivo. All’epoca, ricorda, «vi erano alcune voci critiche che considerav­ano l’abbandono della presenza statica al confine un grande pericolo. Non voglio sbilanciar­mi e affermare che queste voci siano completame­nte sbagliate. Con un certo orgoglio possiamo dire di aver superato con maestria questa sfida». E dicendolo si dichiara la consapevol­ezza di essere riusciti a fronteggia­re l’ondata dei flussi migratori del 2015-2016, ma si lascia altresì intendere di essere preparati ad affrontare la maggiore libertà di movimento dell’economia. «Per dirlo più chiarament­e – chiosa Bock –: chi non si comporta in modo onesto e corretto dovrà aspettarsi un controllo da parte nostra in qualsiasi momento». I pendolari del confine sono avvisati.

 ?? TI-PRESS/GIANINAZZI / INFOGRAFIC­A LAREGIONE ??
TI-PRESS/GIANINAZZI / INFOGRAFIC­A LAREGIONE

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland