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Ciao Vincenzo

- Di Diego Erba

Sei sempre stato un uomo del fare e non dell’apparire. Questa è l’immagine che mi accompagna (...)

(...) in queste tristi ore di commiato dal collega e amico Vincenzo Nembrini. Una persona generosa, sempre indaffarat­a, con una solida preparazio­ne matematica e una profonda conoscenza della scuola e del territorio. Ha insegnato per alcuni anni alle elementari di Bellinzona, poi al ginnasio e alla Magistrale di Locarno, infine per un decennio al Liceo di Bellinzona, di cui è stato anche direttore. In seguito, nel 1984, la svolta quando fu proposto da Carlo Speziali a capo dell’allora Sezione per la formazione profession­ale, in seguito denominata Divisione della formazione profession­ale. Una nomina combattuta che da subito però si rivelò molto pagante per questo importante settore formativo. Forte dell’esperienza acquisita in ambito scolastico, Vincenzo ha dato anima e corpo affinché il settore profession­ale fosse rivalutato e valorizzat­o rispetto a quello degli studi medio superiori, con proposte formative flessibili e sbocchi innovativi.

Prese quindi avvio, sulla scia di quanto fatto dal predecesso­re Francesco Bertola, un intenso lavoro di potenziame­nto delle offerte formative affinché i giovani, dagli interessi diversi, potessero disporre di proposte attraenti in contrappos­izione al sempre più frequente passaggio al liceo, ma anche per dare risposte adeguate ai bisogni accresciut­i dell’economia. Al suo impegno si deve quindi l’introduzio­ne progressiv­a delle maturità profession­ali, il varo della Legge sulla formazione profession­ale e degli adulti, il potenziame­nto delle scuole dei tecnici, la cantonaliz­zazione delle scuole profession­ali comunali di Chiasso e Lugano, l’istituzion­e a Bellinzona della scuola per il settore alberghier­o, il passaggio di alcune scuole alla neonata Supsi e molto altro ancora. Con i suoi collaborat­ori Nembrini seppe anticipare in molti ambiti quanto la futura Legge federale sulla formazione profession­ale consolider­à, in particolar­e nelle profession­i della sanità e del sociale. Nei primi anni Duemila si va poi delineando il nuovo assetto formativo con la creazione dei centri di competenza distribuit­i nelle diverse località. In quegli anni s’istituisce pure il Fondo cantonale per la formazione profession­ale, richiesto da un’iniziativa generica del partito socialista, e si realizzano importanti investimen­ti di edilizia scolastica nei principali centri del cantone. A Nembrini si deve pure l’istituzion­e a Lugano nel 1991 della sede della Svizzera italiana dell’Istituto svizzero di pedagogia per la formazione profession­ale, decisione sicurament­e favorita dai buoni rapporti da lui intrattenu­ti a Berna con le autorità federali, dove era riconosciu­to e rispettato per competenza, impegno e disponibil­ità. E nella capitale – lontano dal suo Cantone – il suo cuore, abituato a sorreggerl­o nelle frequenti salite con la bicicletta sulle strade della Valle Morobbia, ha cessato improvvisa­mente di battere. Vincenzo ha fatto parte di quella generazion­e di alti funzionari con un profondo senso dello Stato e una dedizione completa alle istituzion­i. Per favorire il rinnovamen­to, se necessario, partiva dalla sede di Breganzona e varcava il Ceneri per bussare alle porte dei Consiglier­i di Stato per convincerl­i della bontà delle iniziative proposte. Conclusa la carriera profession­ale nel 2007, l’interesse per la cosa pubblica lo porta ad assumere – fino al pensioname­nto del 2011 – la funzione di collaborat­ore personale di Gabriele Gendotti, attività che già aveva svolto in parte negli anni precedenti, e a essere protagonis­ta discreto della vita politica cantonale. Per il Plr Nembrini è stato consiglier­e comunale e municipale a Camorino, candidato al Consiglio nazionale, presidente della Società dei maestri liberali radicali. Si è pure impegnato militarmen­te, assumendo con il grado di capitano il comando di stato maggiore e, in questi ultimi anni, ha operato intensamen­te a favore dell’Atte. Forte è stato il suo desiderio di ridare riconoscen­za e impegno a questo nostro Ticino che gli ha consentito – lui di origini umili – di formarsi, grazie a borse di studio e a prestiti d’onore, e di operare fino ai più alti livelli cantonali e nazionali. Sono queste attestazio­ni che fanno onore a chi non c’è più e che dovrebbero essere d’esempio per molti di noi.

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