laRegione

Pechino è la nuova frontiera dei cacciatori d’energia

-

Mosca – Portare le proprie condotte in Cina per i produttori mondiali di energia assomiglia alla corsa all’oro dei secoli passati in Klondike. E Pechino lo sa, e gestisce con estrema attenzione questa fase. Entro il 2025, almeno sulla carta, la rete interna di pipeline di gas e di petrolio raddoppier­à, raggiungen­do i 240mila chilometri totali rispetto agli attuali 112mila.

I problemi maggiori di approvvigi­onamento sono principalm­ente nelle regioni meridional­i e orientali del Paese, raggiunte da forniture di gas liquefatto (Lng), soprattutt­o da Australia, Qatar e Indonesia.

Un’economia così in crescita necessita di energia possibilme­nte pulita e a buon mercato. Se i cinesi hanno iniziato finalmente a curare gli aspetti ambientali riducendo pertanto la loro pesante dipendenza dal carbone (55% del totale del combustibi­le consumato, massima causa dell’inquinamen­to), sul fronte finanziari­o non hanno nulla da imparare. A differenza degli europei, a cui i produttori impongono la loro volontà, sono gli eredi dei mandarini a indicare il proprio prezzo.

Questa politica ha creato enormi mal di pancia ai russi e, a Shanghai a maggio 2014, Vladimir Putin, messo alle strette dai difficili rapporti con gli occidental­i per la crisi ucraina, è stato costretto a firmare un contratto per la fornitura di gas davvero svantaggio­so.

La massima diversific­azione delle fonti di approvvigi­onamento dall’estero è la linea seguita da Pechino. Sul fronte del gas: condotta turkmeno-cinese via Uzbekistan e Kazakistan fino allo Xinjiang con una portata di 55 miliardi di metri cubi all’anno; pipeline Cina-Myanmar (con gemella del petrolio) per 12 miliardi di m3 di metano e 12 milioni di tonnellate di greggio; prossima “Sila Sibiri” per 38 miliardi di m3 di gas. È vero, la Cina, che giornalmen­te importa tra nove e dieci milioni di barili al giorno ha forse le maggiori riserve di gas di scisto (shale gas) al mondo, ma manca la tecnologia giusta per sfruttarlo. Per adesso si punta sull’acquisto all’estero di Lng con la costruzion­e di numerosi rigassific­atori e terminal sulla costa. La produzione annuale interna di metano raddoppier­à fino a 340 miliardi di metri cubi entro il 2040, ma il consumo dovrebbe raggiunger­e i 600 miliardi. Per questa ragione accordi per costruire altre condotte dall’Asia centrale sono già stati stretti.

La cronica mancanza di raffinerie fa poi sì che i cinesi debbano rivolgersi spesso all’estero. Con la Malaysia sono stati firmati i più recenti contratti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland