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L’omertà condanna la Chiesa cattolica

- di Roberto Antonini, giornalist­a Rsi

Troppo poco e troppo tardi. La consumata formula potrebbe sintetizza­re l’esito di quattro giorni di lavori della conferenza su abusi sessuali e pedofilia, un po’ eufemistic­amente denominata ‘La Protezione dei Minori nella Chiesa’. Trentacinq­ue anni dopo il primo scandalo scoppiato in Canada, la Chiesa cattolica ha riunito 190 tra presidenti delle conferenze episcopali, e superiori di ordini religiosi per riflettere sugli errori e definire una strategia, che sarà poi riassunta in un vademecum destinato ai vescovi.

Papa Bergoglio, messo sotto pressione dalle associazio­ni delle vittime, ha voluto giocare la carta della trasparenz­a. Deve tuttavia fare i conti con tre questioni centrali. La prima è l’aperta ostilità delle correnti più conservatr­ici, che gli rimprovera­no più o meno apertament­e l’orientamen­to politico e le aperture ideologich­e, dalla Cina alla questione omosessual­e. La seconda è la diffusa omertà, forse il male peggiore della Chiesa cattolica, con una gerarchia che si è spesso fatta complice dei preti pedofili.

Proprio sabato la giornalist­a messicana Valentina Alazraki, invitata quale relatrice, ha riesumato il maggior scandalo avvenuto nel suo Paese, quello che ha avuto quale protagonis­ta Marcial Maciel, fondatore della ‘Legione di Cristo’, molto vicino a Papa Woytila, che ha abusato per anni di seminarist­i e bimbi, tra cui anche i figli avuti da diverse donne. A rincarare la dose sono giunte le rivelazion­i, sconcertan­ti se non sconvolgen­ti per molti fedeli, fatte da una delle personalit­à più vicine a Papa Francesco, l’arcivescov­o di Monaco di Baviera e membro del C9, il ristretto consiglio che con il Pontefice governa la Chiesa. In Germania ma anche altrove – ha denunciato Reinhard Marx – la Chiesa ha distrutto dossier sui preti pedofili, cancelland­o così ogni traccia di abusi. Un fatto di gravità estrema. Di fronte al quale ci si può chiedere, come fa il Washington Post, per quale ragione la Chiesa, nonostante le promesse di trasparenz­a, non voglia ancora oggi pubblicare nomi e numeri, statistich­e relative ai reati di pedofilia.

Quanto è diffusa la pedofilia? “Sappiate che più nascondere­te, più farete gli struzzi, più lo scandalo crescerà” ha ammonito la stessa Alazraki di fronte alla gerarchia ecclesiale.

Alcune informazio­ni, come quelle di Vatileaks del 2012 o quelle dell’ambasciato­re del Vaticano all’Onu nel 2014 (che ha segnalato 3’420 casi in dieci anni), oltre ai ripetuti scandali (ultimo quello dell’arcivescov­o emerito di Washington cardinale McCarrick) fanno facilmente capire che il male è estremamen­te diffuso.

La terza questione a cui il Papa deve inevitabil­mente far fronte è quella dottrinale, che si trascina da tempo immemore, per certi versi da quando Paolo di Tarso, San Paolo, ha cominciato a evangelizz­are i pagani, e che i vari concili, da quelli lateranens­i del XII secolo fino al Concilio Vaticano II, hanno man mano definito. Riguarda in particolar­e il celibato dei preti e il sacerdozio delle donne, vero e proprio tabù.

“Non c’entrano con gli abusi ai minori”, ha esclamato padre Federico Lombardi, moderatore del summit. Come dire “non si cambia”, anche se le ragioni dottrinali sono tutto fuorché convincent­i. Il no categorico a ogni cambiament­o, ufficializ­zato con particolar­e forza nel 1994 da Giovanni Paolo II, non è stato mai messo in discussion­e dalla gerarchia ecclesiale. Ma il dissenso tra i credenti cresce così come il loro scollament­o da una Chiesa giunta a un vero e proprio punto di svolta storico.

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